"No alla censura, le opinioni si combattono con le idee"

Il senatore ex Ncd: «Bisogna conoscere il nemico. E fra comprendere, con l'empatia, e capire c'è differenza»

"No alla censura, le  opinioni si combattono con le idee"

Francesca Angeli

Roma Senatore Gaetano Quagliarello Il Giornale ha sbagliato ad allegare il Mein Kampf al quotidiano?

«No. Esiste una mentalità liberale per la quale qualsiasi testo può essere letto, studiato e criticato e una mentalità totalitaria che invece cancella e dimentica. Ed è uno sbaglio. Questo è un testo che ha segnato conseguenze tragiche per la storia dell'umanità non può essere ignorato».

Nel suo corso di Storia dei partiti politici si studiava anche il Mein Kampf?

«Certo. È abitualmente oggetto di dibattito accademico e si studia all'Università nel corso di Storia delle Dottrine politiche. Insisto, non può essere dimenticato».

Ma chi accusa Il Giornale fa notare che non è una biblioteca che accoglie migliaia di testi e neppure un corso accademico. È una scelta appropriata anche per un quotidiano?

«Con questa domanda usciamo dal campo della liceità per chiederci se pubblicarlo sia anche opportuno. Io dico che anche da questo punto di vista non può esserci scandalo perché si tratta di un'edizione critica a cura di un liberale come Francesco Perfetti. Non si tratta certamente di un'apologia. E a questo punto comincio a preoccuparmi».

Che cosa la preoccupa?

«Purtroppo vedo che pian piano si stanno affermando principi che poi vengono inseriti anche nella nostra legislazione che vanno a colpire le opinioni e questo mi preoccupa. L'opinione del proprio nemico anche la più aberrante si combatte con le parole e il pensiero non cancellandola».

Se il testo fosse stato allegato ad un altro quotidiano, Repubblica o il Corriere della Sera pensa avrebbe destato lo stesso scandalo?

«Credo che il dibattito ci sarebbe stato ugualmente anche se con toni meno accesi. Voglio però aggiungere una riflessione. Ritengo che l'Olocausto sia il male assoluto peggiore anche delle stragi perpetrate dai comunisti perché a prescindere dal numero delle vittime soltanto il nazismo ed Hitler puntavano all'annientamento di un popolo alla sua cancellazione. Dobbiamo però riconoscere la differenza tra comprendere, che comporta empatia, e capire. Come si può combattere una cosa che non si capisce?».

In Germania dopo 70 anni il programma del partito nazista messo a punto da Hitler è tornato nelle librerie in gennaio, destando ancora scandalo.

«Polemiche inevitabili ma ad insegnarci che occorre coltivare la memoria di quanto è stato scritto, detto e fatto dal nazismo sono stati proprio i sopravvissuti ai campi di sterminio che con coraggio hanno scritto e raccontato quanto accadde. Tenere viva la memoria di quella immane tragedia è indispensabile. E bisogna farlo a 360 gradi».

Ci sono altri libri che hanno destato scandalo nella storia e che secondo lei dovrebbero essere riletti?

«Certamente i testi comunisti. Non soltanto Marx ed Engels o Lenin ma anche Stalin per capire a fondo quel fenomeno. Rileggerei Céline e Sorel. Per quanto riguarda le radici del pensiero anti-liberale, utilissimo il Viaggio in Corsica di Charles Maures. Così come per capire la connessione tra Terrore e virtù sono indispensabili le opere di Robespierre».

L'ambasciata di Israele manifesta sorpresa mentre Renzi ha definito la scelta del Giornale «squallida».

«Nel mondo ebraico è aperto da tempo un dibattito sulla opportunità di impedire o meno la conoscenza di un pensiero che

mirava all'annientamento di quel popolo. Quel travaglio va rispettato. Per quanto riguarda Renzi, invece il fatto che anche su questo tema abbia risolto tutto con un tweet la dice lunga sulla profondità della sua riflessione».

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