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"Noi, pronti all'autocongelamento per svegliarci sani dopo morti"

Hanno stipulato un costoso "contratto di crioconservazione": "Non siamo pazzi, ma fiduciosi nei progressi della scienza»

"Noi, pronti all'autocongelamento per svegliarci sani dopo morti"

Italiani col sogno (raggelante) di essere ibernati. Per ora il loro status è ancora quello di «autocongelanti», cioè in attesa di finire sotto zero (esattamente a meno 196 gradi) un attimo dopo che il Signore li chiamerà a sé. Ma il dottore romano Daniele Chirico (insieme con la moglie Rita e la figlia Irene) e l'avvocato friulano Vitto Claut hanno deciso che in quel fatidico istante post mortem, invece di volare in cielo, voleranno in Arizona: destinazione i laboratori Alcor, la società più famosa al mondo per la crionica (la «scienza» che si occupa, appunto, di ibernazione umana); abbiamo scritto «scienza» tra virgolette, perché gli scienziati ufficiali, al momento, considerano la crionica alla stregua di una suggestione fantascientifica. A valutare con freddezza (e come, se no?) questa opinione sono invece i nostri tre glaciali connazionali che nel 2015 hanno già sborsato fior di quattrini per stipulare con la Alcol un «contratto di crioconservazione» in piena regola. L'anno scorso Il Giornale ne diede notizia per primo intervistando sia il dottor Chirico sia l'avvocato Claut. Personaggi piuttosto pittoreschi. Per trovarne conferma basta andare sul sito di Chirico dove si trovano solenni dichiarazioni d'intenti: «La mia intenzione non è quella di rivivere il mio passato, né il mio presente... ma solo il mio futuro!». Con tanto di video-testimonianza: «Io, mia moglie e mia figlia abbiamo deciso di farci ibernare, stipulando un regolare contratto (a questo punto Chirico mostra i documenti firmati e controfirmati ndr). L'ibernazione non è un processo per non morire, ma solo per impedire che la morte possa produrre i suoi effetti. Quando uno viene dichiarato clinicamente morto, non è assolutamente morto. La morte non è un processo istantaneo. Quando uno muore non è che si spegne come una lampadina. Ogni funzione del nostro corpo muore con una sua specifica velocità. Lo scopo della crionica è quello di vivere un altro pezzo della nostra vita. Ho aspettato tutta la vita per morire, non vedo perché non dovrei aspettare tutta la morte per rivivere. Un altro problema che mi sono posto è: quanto dovrò aspettare per poter rinascere, o meglio affinché la mia vita venga ripristinata? La risposta è: quando la tecnologià sarà in grado di farlo, spero il prima possibile. Ma la mia non è una speranza. È una certezza». Il finale è rullo di tamburi: «Da quando ho sottoscritto un contratto di ibernazione, non ho più paura della morte. Ora è la morte che ha paura di me!».

Non meno suggestivo risulta l'annuncio visionario della moglie del dottor Chirico, la fisioterapista Rita Poddighe: «Svegliarmi sarà bellissimo, vorrò subito conoscere i miei discendenti e mi auguro che per allora qualcuno abbia pensato ad accorciare le distanze così da poter raggiungere luoghi e persone a me care in breve tempo». Previsioni che parrebbero un tantino azzardate perfino a uno come Asimov. Sulla stessa linea anche l'avvocato Claut: «Quand mi risveglierò dall'ibernazione sarebbe bello ricordare quello che sono oggi. Comunque l'importante sarà tornare in vita, per il resto mi arrangerò io».

Il centro Alcor in Arizona attualmente ha 1.583 «soci», di cui 1.104 hanno completato le pratiche per predisporre la loro ibernazione, non appena cesseranno di vivere.

E ci sono già stati dei precedenti di persone, anche bambini, ibernate a fini medici. Nel 2015 i genitori di una piccola tailandese di tre anni, morta per un tumore al cervello, scelsero la crioconservazione del suo corpo.

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