Signor presidente del Consiglio,
in veste di sindaco di Fiesso Umbertiano (Rovigo), paese di 4.200 abitanti, mi sento di dover respingere con fermezza le sue accuse volte «all'inclinazione ai piagnistei» degli amministratori comunali e anche al suo successivo incitamento a «rimboccarci le maniche». Personalmente non ho mai «pianto» in relazione al mio ruolo, eventualmente mi sono spesso arrabbiata e mi sento frustrata nel mandare avanti un Comune senza l'appoggio di uno Stato centrale che dovrebbe tutelarmi e mettermi a disposizione i giusti strumenti per dare risposta ai bisogni essenziali di una comunità che soffre. Si, perché il famigerato «patto di Stabilità» non mi permette nemmeno di investire i fondi di cui il Comune dispone, senza indebitarlo con ulteriori mutui, neppure per quegli interventi necessari e indispensabili alla vita quotidiana. Non mi è possibile utilizzare l'avanzo di amministrazione per ridurre o ridimensionare il sistema tributario rivolto ai miei cittadini, mentre gli interessi di questo fondo vanno a rimpinguare il bilancio del governo.
E il governo di rimando cosa fa? Quest'anno al Comune di Fiesso Umbertiano, che le ricordo essere terremotato, ha perpetrato ulteriori tagli per 138mila euro, cifra enorme da compensare per un bilancio come il mio. E quindi, signor presidente, come ho fatto ad approvare il bilancio di quest'anno senza tagliare alcun servizio? Magari ho perso qualche ora di sonno ma senza tanto piangermi addosso e logorarmi il fegato, ce l'ho fatta, aumentando purtroppo la Tasi da 0,14% al 0,2%, cercando perciò di fare meno male possibile alla mia gente ma vestendomi, ahimè, di quel vestito che considero assolutamente indegno e indecoroso che risulta essere quello di «esattore dello Stato».
Mi domando: come mai proprio lei che come primo cittadino aveva sempre difeso i sindaci, ora ne diviene il loro primo accusatore? Non sarebbe il caso di camminare al loro fianco per dare risposte agli italiani? Sicuramente qualche sindaco incapace e maggioranze di malaffare ci sono ma sono proprio questi precisi contesti che vanno affrontati duramente e sanati, non certo facendo di «ogni erba un fascio» si riuscirà a cambiar volto al nostro Paese!
Il sindaco è la figura politica più esposta a critiche e polemiche ed è per questo che non riesco neppure ad accettare la sua esortazione all'ottimismo in una situazione che mi vede sempre in prima linea a dover dare risposte.
Presidente, non m'interessa l'economia derivante dal mio ruolo che è di poco più di 700 euro mensili e che vede un mio personale impegno a 360 gradi, senza domeniche dedicate al riposo; il mio lavoro, conquistato con le mie capacità e il mio impegno, l'ho mantenuto e di conseguenza il mio servizio in amministrazione comunale si basa quasi esclusivamente sul volontariato ma non mi si venga a dire però che per salvare l'Italia non devo piangere e che devo lavorare di più, perché allora tutto ciò ha un solo significato: non esiste più uno Stato centrale alla guida del nostro Paese ma solo uno sterile sistema governativo atto a tutelare sé stesso.Luigia Modonesi, sindaco del Comune di Fiesso Umbertiano
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