Ma non sono estremisti, è il sistema

Ma non sono estremisti, è il sistema

Caro Fausto, non essere smemorato, accomodante e ingenuo. Quelli che a Trento non t'hanno fatto parlare non sono ragazzotti prigionieri del passato, ma le truppe di sfondamento di quel «pensiero unico» di sinistra che da mezzo secolo ammorba la nostra democrazia. Lo conosciamo dagli anni '70. Per questo, allora, scegliemmo quella militanza a destra che ancora segna come stigma indelebile le nostre carriere. Ricordo il mio stupore di 14enne avulso da ogni ideologia quando, nel 1974, assistevo al rito con cui nelle assemblee gli studenti «democratici» del liceo Petrarca di Trieste espellevano a calci i soli tre «fascisti» della scuola. Anche per quello m'avvicinai a quel Fronte della Gioventù dove conobbi te e quell'Almerigo Grilz con cui nel 1983, archiviata la politica, iniziammo l'avventura di giornalisti. Un'avventura quasi clandestina perché le nostre «colpe» giovanili c'impedivano l'accesso ai media nazionali. Così fondammo un'agenzia e dall'Afghanistan in poi raccontammo le «guerre dimenticate», vendendo alle tv americane storie ricche di morti e tragedie. Ma in Italia restavamo dei paria. Quando con Almerigo vendemmo a Panorama un reportage sui Khmer rossi qualcuno ci denunciò come «fascisti». E come fascista e mercenario al soldo del Sudafrica fu liquidato da L'Unità Almerigo quando il 19 maggio 1987 fu ucciso filmando uno scontro tra ribelli e governativi nel Mozambico dilaniato dalla guerra civile. Il tutto nell'indifferenza assordante dei nostri media. Come «fascista» liquidarono pure te, mesi dopo, quando dopo un reportage con Massoud finisti nelle prigioni del regime filosovietico di Kabul. In quei mesi disperati in cui nessuno ti garantiva solidarietà, l'unico a rispondere fu Il Giornale di Indro Montanelli. Oggi poco è cambiato. Sulla lapide all'entrata dell'Ordine dei Giornalisti di Trieste che ricorda cinque colleghi triestini caduti sui campi di battaglia non c'è ancora posto per Almerigo. Sia io, sia te, nonostante i 36 anni da inviati, siamo banditi da quel premio Lucchetta che a Trieste celebra il giornalismo di guerra. Daria Bignardi, che prima di diventare famosa frequentava la nostra agenzia a Milano, non si è vergognata in un'intervista tv di rinfacciare a Monica Maggioni d'esser stata mia fidanzata menzionandomi come «quel fascistone». Nel 2013, mentre da Maalula raccontavo la storia dei cristiani assediati da Al Qaida per Rai News 24, un comitato di redazione orgogliosamente anti-fascista chiese la fine delle mie collaborazioni. Insomma, caro Fausto, non stupirti.

Son passati 31 anni da quando i colleghi titolavano sul «fascista» catturato in Afghanistan, ma all'indomani di Trento nessun giornalone ti ha dedicato una riga di solidarietà. Ancora oggi l'unico a darti retta è Il Giornale. Insomma, fattene una ragione, non sono gli «estremisti». È il sistema.

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