Norcia si ribella e vince: arriveranno le tende

Cittadini in rivolta: non ci lasciamo deportare E strappano l'ok: sarà fatto un camping in loco

N on si fanno intimidire dal freddo. Gli abitanti di Norcia ci sono avvezzi. Semmai, vista la tragica situazione, è lo spettro dell'esodo forzato che in queste ore spaventa di più gli abitanti del borgo umbro. «Scrivetelo che devono darci le tende. I cittadini di Norcia sono abituati al freddo e non ci fa paura». A parlare è Adolfo. In fila ieri mattina come tutti per una colazione calda davanti alla mensa della Protezione civile, Adolfo si guarda intorno. Cerca con lo sguardo i cronisti e, appena ne intercetta, uno lo blocca. «Preferiamo una tenda e stare vicino alle nostre case - spiega al cronista dell'Adnkronos -. Ho perso due case, la mia in cui vivevo prima della scossa del 26 e quella in cui ero andato a stare dopo, ma voglio rimanere qui. Non possono prendere e portarci via o darci come alternativa solo la macchina. Devono ascoltarci». «Anche perché - aggiunge Adolfo - le tende di adesso non sono teli come quelle di una volta. Sono riscaldate; ci staremmo benissimo. Le aree per metterle ci sono, perché imporci gli alberghi? Per cui poi tra l'altro lo Stato spende anche un sacco di soldi?»

Insomma il nervosismo tra gli abitanti di Norcia è palpabile. Sono duemila circa i residenti che non intendono abbandonare quel che resta del loro amato borgo, quel che resta delle loro case. E anche il censimento effettuato dalla Protezione civile regala numeri altrettanto significativi. Sono 432 le persone che hanno trovato ricovero nelle strutture alberghiere, mentre 123 sono assistite in strutture ricettive locali (90 a Foligno, otto a Casacastalda di Valfabbrica e 25 a Monteleone di Spoleto). In particolare su 4.937 residenti a Norcia gli assistiti sono complessivamente 1.032 (600 in strutture comunali); dei 3.248 residenti a Cascia gli assistiti sono 160.

«Noi vogliamo rimanere qua - ribadisce con fermezza Francesca, titolare di un ristorante -, non vogliamo essere deportati, rimarremo a dormire nelle auto e nelle roulotte sperando di poter andare a riprenderci un po' di vestiti e generi di prima necessità quando riaprirà la zona rossa. Ma da qui non ci muoviamo». «Non ci fanno entrare nella zona rossa - aggiunge -, se non per prendere siamo qua senza neanche lo spazzolino da denti, ma noi non ce ne andiamo».

I cittadini di Norcia, però, non ce l'hanno solo con la sorte drammatica che li ha uniti la sera del 26 ottobre. In realtà i malumori vengono da lontano, dal terremoto del 24 agosto. «Sono due mesi che chiediamo di puntellare degli edifici - si sfoga Francesca - e non hanno fatto niente, tanto che una chiesa mi è crollata sulla casa distruggendola, hanno pensato solo a portare via le cose più belle che non vedremo più».

Norcia insomma manda alle istituzioni un messaggio chiaro. Le contestazioni contro le ipotesi di un trasferimento, anche temporaneo in altre località per la stagione invernale, sono sempre più forti e non risparmiano alcuna istituzione, nonostante tutte le difficoltà, la gente vuole rimanere «magari in tenda» se necessario. Il messaggio è rivolto a tutti coloro che in queste ore stanno prendendo decisioni sul loro destino. Dal presidente del Consiglio Renzi («No a tendopoli sotto la neve») al sindaco Nicola Alemanno, molto contestato ieri nel corso di una assemblea cittadina tenutasi al campo sportivo per le tende troppo in fretta smontate dopo il sisma di agosto.

Alla fine la resistenza ha dato

i suoi frutti. La Protezione civile in serata ha annunciato l'arrivo nel comune umbro di tende collettive capaci di ospitare quattrocento persone. Cui si aggiungono cucine da campo e centro di prima assistenza sanitaria.

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