Coronavirus

"Il nostro segreto? Le scorte, Abbiamo presìdi per 8 mesi"

Il governatore del Veneto: "Screening di massa sin da febbraio, ora siamo capofila dei tamponi rapidi"

"Il nostro segreto? Le scorte, Abbiamo presìdi per 8 mesi"

Da oggi in Veneto entra in vigore la nuova ordinanza. Obiettivo? Rimanere zona gialla. E così obbligo del menù digitale nei ristoranti, se cartaceo usa e getta, tavoli da quattro, nei negozi di più di 40 mq un cliente ogni 20. Luca Zaia, presidente del Veneto, fin dall'inizio si è sempre detto pronto ad adottare misure drastiche.

Presidente, il Veneto da zona più contagiata a inizio epidemia ha resistito ed è ancora zona gialla. Come mai?

«Essere zona gialla, arancione o rossa non è una gara. In Veneto siamo riusciti, finora, a contenere gli ingressi nelle terapie intensive: abbiamo l'indice di occupazione più basso d'Italia, abbiamo pressione ma non tensione sui ricoveri in area non critica e una forte organizzazione sul territorio dove Usca e medici di medicina generale stanno facendo un grande lavoro».

Abbiamo raggiunto il picco?

«Il nostro modello matematico indica che siamo sul cosiddetto plateau, fase della curva dove la crescita tende ad appiattirsi. Vorrebbe significare che tra poco ci si può aspettare l'inizio di una discesa. Ma è presto per dirlo».

Dice sempre che solo i pessimisti non fanno fortuna. Qual è il segreto di questa pianificazione da lei definita industriale?

«Il segreto sta proprio nella parola pianificazione. La sanità veneta si è mossa fin dal 21 febbraio scorso su una pianificazione di base, il Piano di Sanità Pubblica approntato dalla nostra Direzione Prevenzione, aggiornato in base alle necessità. Abbiamo realizzato una grande operazione di approvvigionamento dei materiali necessari, portando i posti letto in terapia intensiva dai 494 della programmazione ordinaria a oltre mille e acquistando svariati milioni di euro di tutti gli strumenti necessari, respiratori automatici, guanti, mascherine, calzari, tute, visiere. A oggi disponiamo di un magazzino sufficiente per almeno 8 mesi».

Ha detto che esiste un piano B in caso di assoluta emergenza. Si può dire?

«Ancora no, stiamo limando gli ultimi particolari. L'auspicio è che non debba servire mai».

Come ha capito quel 21 febbraio che la situazione era grave?

«La sera in cui arrivò la notizia del primo decesso a Vò Euganeo, facemmo la prima riunione operativa all'Ulss 6 Euganea. Non era difficile prevedere la gravità della situazione. Fui io a decidere la prima zona rossa d'Italia isolando Vò e facendo tamponi a tappeto a tutta la popolazione. Allora tutte le linee guida nazionali e internazionali indicavano di fare i tamponi solo alle persone con sintomi e più di qualcuno mi diede del pazzo. Oggi il metodo Vò è esempio di buona pratica in tutto il mondo».

Crisanti contesta l'affidabilità dei test rapidi, ma il Veneto snocciola numeri importanti: anche 50 mila test al giorno tra test e tamponi.

«Rispettiamo le idee del professor Crisanti, ma andiamo per la nostra strada. Il test rapido, partito dal Veneto ha ottenuto la validazione del ministero della Salute e dell'Istituto Superiore di Sanità e oggi è utilizzato in mezzo mondo. Ci consente di individuare un gran numero di positivi».

Come salvare il Natale?

«Bisogna trovare il giusto equilibrio tra le necessità di contenimento del virus e quelle dell'economia, che sta soffrendo tantissimo. Non sarà un Natale come gli altri. Dovremo essere prudenti, evitare assembramenti, feste, cenoni, grandi riunioni di famiglia. Alla base di tutto c'è il senso di una battaglia di popolo: ogni individuo è chiamato a metterci del suo. Il rispetto delle regole, i comportamenti individuali virtuosi, indossare ossessivamente la mascherina, evitare assembramenti, igienizzare le mani con attenzione e frequenza, possono fare la differenza. Così come è arrivato, il Covid se ne andrà. Poi potremo vivere un nuovo rinascimento».

In tutti questi mesi non ha mai perso un colpo. Il segreto?

«Pensare senza sosta alle persone che soffrono, alle migliaia di sanitari che combattono in prima linea con coraggio e abnegazione, ai volontari della Protezione civile che si prodigano in ogni necessità, alla gente che sogna che tutto questo finisca al più presto.

Tanto basta per trovare la forza di non fermarsi mai».

Commenti