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Il prefetto di Roma contrattacca: "Nessuna pressione da Buzzi"

Pecoraro: "Naturale incontrare i presidenti delle associazioni". I pm insistono su Carminati: "Deve andare al carcere duro"

Il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro
Il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro

Roma - Il carcere di massima sicurezza dove è stato spedito, quello di Tolmezzo, in provincia di Udine, non è sufficiente. Per Massimo Carminati la Procura di Roma vuole il carcere duro, quel 41 bis di solito riservato ai soli mafiosi doc. Restrizioni e controlli speciali, dunque, per l'ex Nar considerato dal procuratore Giuseppe Pignatone il capo della cupola mafiosa di Roma. I magistrati di piazzale Clodio stanno formalizzando al ministero di Grazia e Giustizia la richiesta del 41 bis per il numero uno della gang criminale che in città faceva affari con imprenditori collusi, amministratori locali, politici e dirigenti di aziende municipalizzate spartendosi gli appalti del Comune. Una mafia con caratteristiche diverse da quella tradizionale ma pur sempre mafia, come hanno ribadito i giudici del Tribunale del Riesame confermando per Carminati & Co. il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Per combatterla, a fianco della magistratura, il sindaco di Roma Ignazio Marino ha nominato nuovo assessore alla Legalità e alla Trasparenza il magistrato Alfonso Sabella, che proprio ieri è stato messo in aspettativa dal Csm.

Intanto il prefetto Giuseppe Pecoraro, finito nelle intercettazioni dell'inchiesta per aver incontrato lo scorso 18 marzo il braccio destro di Carminati, si difende dall'accusa di aver in qualche modo favorito il ras delle cooperative. Alcuni giornali lo hanno tirato in ballo per una lettera con cui la prefettura avrebbe dato il via libera a una convenzione con la coop Eriches 29 di Buzzi per la gestione dell'emergenza legata all'arrivo dei profughi a Castelnuovo di Porto, alle porte della capitale. Questo dopo che il prefetto aveva detto, e poi confermato davanti alla commissione Antimafia, di aver sì incontrato Buzzi ma senza dare poi seguito alla proposta di assegnare alla sua cooperativa l'accoglienza di 400 migranti in 100 appartamenti di proprietà della stessa associazione. Era stato Gianni Letta a segnalare Buzzi al prefetto. E dopo quell'incontro, avvenuto a Palazzo Valentini, dalla prefettura era partita subito una missiva indirizzata al sindaco di Castelnuovo di Porto e al questore, in cui si chiedeva se esistessero «motivi ostativi» alla stipula di una convenzione con la Eriches 29. Ieri Pecoraro ha voluto difendere l'operato del suo ufficio, chiarendo innanzitutto di aver detto no all'incremento degli immigrati a Castelnuovo di Porto, dove già sorgeva un centro di accoglienza. «Vedere i presidenti delle associazioni è una cosa normale - ha detto - soprattutto se si tratta di presidenti di cooperative che collaborano con la prefettura. E quando ho incontrato Buzzi non potevo sapere che ci fosse un'indagine nei suoi confronti».

Pecoraro ha aggiunto anche che lo stesso giorno in cui partì quella lettera ne furono inviate altre quattro ai sindaci e alle questure di Guidonia, Ciampino, Rocca Priora e Anguillara in cui si portava a conoscenza delle amministrazioni comunali della disponibilità di alcune associazioni ad ospitare immigrati e a verificare se ci fossero motivi ostativi.

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