Numero "aperto" a Medicina. Altra figuraccia del governo

L'annuncio (con errori tecnici): basta test di ingresso. Poi il dietrofront. Bonisoli (Miur): "Non sapevo nulla"

Numero "aperto" a Medicina. Altra figuraccia del governo

Il governo in tilt. Incredibile scivolone di Palazzo Chigi che annuncia la fine del numero chiuso per l'accesso al corso di Laurea in Medicina ma poi si corregge e spiega che è «un obiettivo politico di medio periodo». Il comunicato ufficiale emesso da Palazzo Chigi però non era equivocabile. Al punto 22 si leggeva: «Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi». Affermazione che poi però si rivela essere soltanto un auspicio. L'unica spiegazione è quella dell'ignoranza ovvero della non conoscenza del periodo ipotetico, necessario quando non si hanno ancora certezze. L'annuncio al presente indicativo illude chi legge che l'abolizione del numero chiuso sia cosa fatta mentre in realtà, ha poi corretto il tiro il governo, il numero chiuso è «un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico con i ministeri competenti e la Conferenza dei Rettori, che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso». Insomma siamo appena ai blocchi di partenza: per attuare una simile iniziativa occorrono corposi finanziamenti dei quali nella manovra non c'è traccia. Non solo. Sia il ministro della Salute, Giulia Grillo, sia quello dell'Istruzione, Marco Bussetti sono stati colti impreparati dalle domande dei giornalisti. «Voglio essere sincero a me non risulta», ha risposto ieri Bussetti alla stampa che chiedeva spiegazioni. Per poi aggiungere, una volta che Palazzo Chigi ha corretto il tiro, che si affronterà: «un percorso graduale di allargamento del numero di ammessi alla facoltà». Insomma un'altra cosa. Anche la Grillo, che pure aveva parlato dell'intenzione di cancellare il numero chiuso nelle settimane scorse in un lungo post sul Blog delle Stelle, non era stata informata dell'annuncio inserito da Palazzo Chigi nel comunicato. E anche il ministro della Salute pentastellato ha poi chiarito, lasciando trapelare pure una certa irritazione che «i tempi non saranno brevissimi, bisogna fare il tavolo con il Miur, confrontarci con le università. Sarebbe una rivoluzione».

Drastica la reazione del Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi: «Decisione folle: tolto il numero chiuso a Medicina». Critici anche i camici bianchi: dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici, Fnomceo agli ospedalieri dell'Anaao-Assomed che parlano di un «miraggio acchiappalike sul web».

A spiegare perché non è possibile pensare di abolire da un giorno all'altro il numero chiuso è il Rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, ex preside di Medicina a Roma. Ogni anno sono circa 80.000 gli studenti che sostengono i test ma i posti a disposizione non arrivano a 10.000. «Per sostenere la formazione di 70-75 mila studenti in Medicina servono imponenti investimenti - spiega Gaudio- il vero problema cui far fronte subito per la facoltà di Medicina è quello delle borse di specializzazione. Sono solo 6.000 all'anno e dovrebbero essere aumentate almeno a 9.000, che è il numero degli studenti che più o meno ogni anno raggiungono la laurea. Tremila di loro restano costantemente fuori». Sarebbe impossibile, conclude Gaudio «far fronte alla richiesta di borse di specializzazione se si consentisse l'accesso a Medicina a 70-75 mila studenti l'anno».

Anche per i chirurghi dell'Acoi l'accesso libero sarebbe «un boomerang perché i laureati non entreranno nelle scuole di specializzazione non potranno accedere ai concorsi

pubblici e dovranno cercare lavoro all'estero». Persino L'Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi da sempre contrari al numero chiuso criticano quella che appare solo come «propaganda sulla pelle degli studenti».

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