La nuova Rai di Renzi rottama pure l'austerity: 10 milioni in più di spese

Tra megastipendi, incentivi per gli epurati e uscite extra, i costi di Viale Mazzini volano

La nuova Rai di Renzi  rottama pure l'austerity: 10 milioni in più di spese

«Sei l'ultimo ostacolo al cambiamento». Con queste parole Dall'Orto ha silurato il capo delle Risorse Umane della Rai, Valerio Fiorespino, colpevole di aver fatto notare l'aumento di costi per le assunzioni esterne e di aver pure messo in aspettativa la Maggioni appena nominata presidente (facendola letteralmente infuriare) perché così prescrive la legge Madia sugli amministratori delle società pubbliche. Tolto quell'ostacolo, insieme agli altri dirigenti sgraditi e fatti fuori, in Rai si festeggia la fine dell'austerity («Se chiediamo sacrifici ai cittadini, è giusto che li faccia anche la Rai» minacciò Renzi litigando in diretta con Floris) e l'inzio del «cambiamento» voluto dal direttore generale. Ma cambiare costa, e infatti i costi, non solo sul personale, stanno registrando delle impennate con la gestione Dall'Orto. Ma con la previsione di incassare almeno 400 milioni di euro in più dal canone, grazie alla furbata di averlo reso automatico nelle bollette elettriche, per il bilancio di Viale Mazzini il 2016 dovrebbe essere ugualmente un anno super.

Ma torniamo ai costi in più. A partire dai mancati risparmi per 70 milioni di euro previsti dal piano di accorpamento dei tg (due sole newsroom), approvato dal cda Rai nel 2015 e poi dalla Vigilanza, ma ora messo in soffitta e sostituito dall'evanescente «team Verdelli» (con Merlo consulente speciale a 240mila euro e rimborsi spese ad libitum). Poi si segnalano costi extra budget sulle produzioni di Viale Mazzini. Ad esempio, 2,5 milioni di euro incrementali per il Rischiatutto condotto da Fazio, e poi 500mila euro extra per il reality sulla scuola di Raidue, prodotto dalla Magnolia da cui arriva proprio l'attuale direttore di Raidue Ilaria Dallatana (e girato vicino a Bergamo, dove sindaco è il renziano Giorgio Gori, fondatore della stessa Magnolia).

Ma la voce di spesa cresciuta più rapidamente negli ultimi mesi è quella del personale. Innanzitutto per le assunzioni, più di venti tra nuovi top manager, direttori di reti e consulenti. I loro stipendi sono stati pubblicati scatenando un putiferio, sia per l'entità delle retribuzioni (94 superiori ai 200mila euro, molte anche sopra il tetto dei 240mila fissato per le partecipate pubbliche), sia perché in diversi casi il super-stipendio è versato a chi non fa nulla. E va tenuto conto che il lordo è inferiore al costo aziendale di ogni singolo manager, perché alla retribuzione va aggiunta la quota per il Tfr, poi i contributi e ancora gli aggiuntivi previdenziali Rai, per arrivare ad una cifra fino al 40% superiore. Una stima complessiva dei costi delle nuove assunzioni si attesta attorno ai 7 milioni di euro. Obiezione: ma oltre ad assumere, la Rai ha anche risolto molti contratti, dunque risparmia? Non proprio, perché i dipendenti allontanati sono stati incentivati a farlo con un consistente esborso economico. Di quanto? La domanda la pone il segretario della Vigilanza Rai, il deputato Pd Michele Anzaldi: «Quanto sono costati i 25 allontanamenti? Un dirigente a tempo indeterminato che viene mandato via con giusta causa ottiene 20 mensilità. Che già non è poco. Senza giusta causa, però, si può arrivare anche a 40-50 mensilità. Sono cifre enormi, che sommate potrebbero configurare l'ennesimo schiaffo ai contribuenti.

È doveroso fare chiarezza e dare subito un segnale di inversione di rotta, allineandosi ai sacrifici che tutto il Paese sta facendo». Anche qui, senza cifre ufficiali, si può tentare una stima: tra i 2-3 milioni di euro. Ma è il cambiamento, bellezza.

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