Chiamatelo Rosario l'Africano. Dall'impegno per «una rivoluzione che realizzi il Rinascimento della Sicilia» all'autoesilio in Tunisia, inseguito dalla magistratura italiana. La parabola di Crocetta è la più riuscita sintesi del disastro siciliano. Doveva essere l'uomo della rinascita, quando conquistò l'isola con una coalizione di centrosinistra nel 2012, primo governatore siculo dichiaratamente omosessuale, le grandi speranze di una svolta nella politica locale. Ma quando mai, è finita col teatrino dei pupi, tra vortici di assessori cambiati come giacche, inevitabili indagini giudiziarie per svariati capi di imputazione, una ricandidatura all'Ars neppure riuscita e quindi il congedo forzato dalla politica. L'unica novità, per l'ex governatore siciliano, è semmai il finale dell'operetta, con l'espatrio in stile vado a godermi la pensione dove la vita costa meno e le tasse sono basse. Da qualche mese infatti Crocetta ha abbandonato al suo destino la Sicilia e si è rifugiato a nella zona di Mahdia, cittadina della costa a sud di Monastir. Posti che frequentava già, mosso da interesse per il mondo arabo e vicinanza all'Islam «che è una religione di pace», parole sue («Sono un cattolico comunista che ama l'Islam» disse un'altra volta, confondendo le idee a tutti).
L'ex governatore ha proprio venduto la casa a Gela e «si è portato via tutto» racconta un vicino intercettato da La Sicilia che ha poi contattato telefonicamente Crocetta. Ha comprato casa in Tunisia? «Eehh?», silenzio. «Sì, ho cambiato vita. Qui è un posto meraviglioso, lo frequento da anni». L'ex governatore ha preso residenza in Tunisia, ma non specifica se ha comprato una casa. «Dopo tanto tempo non è che potevo fare l'extracomunitario qui. E poi la pensione è tassata al 5 per cento, è anche conveniente». E la casa a Gela? «Non l'ho lasciata, ho sempre un fortissimo legame sentimentale, ci vado ogni volta che torno in Sicilia nella mia casa di Tusa (al mare, in provincia di Messina, casa che invece ha tenuto, ndr). Ho solo venduto quella di Gela, non potevo tenerla. Non mi potevo più permettere: condominio, donna delle pulizie, spese varie... Io, ora, sono un modesto pensionato. Che non si può permettere tre case».
Un modesto pensionato che si trasferisce in Tunisia per sfruttare il cambio favorevole, il basso costo della vita e la tassazione privilegiata al 5%? Eppure Crocetta ha la pensione da europarlamentare - è stato a Strasburgo come eurodeputato del Pd dal 2009 al 2012 -, e poi quella da ex consigliere regionale siciliano, carica che sommava alla presidenza della Regione. Possibile sia messo così male? «Vado in pensione con 525 euro, ma la legge l'ho fatta io e non mi pento» disse Crocetta subito dopo aver annunciato il ritiro dalle regionali del 2017. Eppure negli anni buoni di fieno in cascina ne ha potuto mettere da parte parecchio: 10mila euro al mese come eurodeputato, 9.500 euro netti al mese, per cinque anni, come presidente della Regione Sicilia. Certo, con la sfilza di procedimenti giudiziari avrà avuto una montagna di spese legali. E poi le mazzate come quella di qualche giorno fa: la Corte dei conti che lo ha condannato a risarcire 738mila euro. Soldi, fallimenti politici, processi: meglio scappare in Tunisia, al mare di Mahadia, «una enclave culturale di pittori, artisti e intellettuali, dove è stimato anche dalle autorità locali» racconta un amico di Crocetta. Però, i processi, la fuga in Tunisia. Vengono in mente dei precedenti.
«Sia chiaro, non sto scappando. Continuo la mia vita low profile, mi farò i miei processi. Sono molto rispettoso della magistratura» dice al telefono, con musica araba in sottofondo. «Sono felice. Posso avere il diritto di esserlo?».
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