Roma Professor Giovanni Rezza, come direttore del Dipartimento di malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità ha più volte lanciato l'allarme sui rischi derivanti dalla diffusione di batteri resistenti agli antibiotici. Il neonato che ha perso la vita presso gi Spedali Civili di Brescia aveva contratto la Serratia Marcescens; di che si tratta?
«Le infezioni ospedaliere coinvolgono quasi sempre i batteri gram-negativi come anche in questo caso. Si tratta di batteri difficili da trattare appunto perché non rispondono alla terapia antibiotica. I più diffusi sono la Klebsiella pneumoniae e l'Escherichia coli».
Quali sono i pazienti più a rischio di infezione?
«Ovviamente sia gli adulti sia i bambini più fragili. Dunque i pazienti ricoverati in terapia intensiva, come in questo caso, oppure nei centri trasfusionali ed in ematologia, i trapiantati. Si tratta di pazienti immunodepressi più esposti all'infezione e alle sue complicanze. I batteri in sé non rappresentano un pericolo per le persone sane ma i ceppi batterici tendono a colonizzare proprio nei reparti dove sono ricoverati i pazienti più fragili. Purtroppo quando si procede a interventi particolarmente invasivi i batteri arrivano direttamente nel sangue o nei polmoni e a quel punto il rischio è molto elevato».
Ma come si contrae un'infezione in ospedale? Le strutture sanitarie non dovrebbero essere gli ambienti più sicuri per un paziente?
«Non posso riferirmi a questo caso specifico perché non lo conosco, immagino si faranno tutti gli accertamenti necessari. È possibile ci sia stato un contatto diretto tra una persona sana e una infetta oppure un contato indiretto attraverso uno strumento ma ripeto di fronte a procedure altamente invasive il rischio si alza».
L'allarme sulle infezioni ospedaliere e l'antibioticoresistenza è stato ripetutamente lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Si stima che nel 2050 ci saranno più morti dovuti a malattie infettive antibiotico resistenti rispetto a quelle per cancro. A che punto siamo in Italia?
«Purtroppo il nostro paese è maglia nera in Europa e viaggia con la Grecia, la Bulgaria e la Romania per cattivo uso e abuso di antibiotici. Lo scorso anno è stato varato il Piano nazionale contro l'antibiotico resistenza proprio con l'obiettivo d vigilare sull'uso e l'abuso ma al momento non possiamo parlare di una inversione di tendenza».
Quando si abusa di un antibiotico?
«L'antimicrobico resistenza è la conseguenza dell'assunzione di antibiotici in modo errato. Ad esempio il malato li prende senza consultare il medico oppure non rispetta le indicazioni. Può accadere che il medico lo prescriva senza che ce ne sia realmente bisogno. Ad esempio si tende ad assumere antibiotici anche per l'influenza, quando non ce ne sarebbe bisogno, essendo virale.
Quali regole occorre seguire per arginare questo fenomeno e le sue conseguenze
«Negli ospedali occorre aderire a protocolli rigidi come il
lavaggio frequente delle mani e comunque sempre tra la visita di un paziente e l'altro. Poi contenere l'uso degli antibiotici anche nella profilassi degli interventi chirurgici perché in molti casi è sufficiente una sola dose».
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