Nuovo schiaffo ad Alfano: Cassano lascia il governo

Dopo Costa, via anche il sottosegretario di Ap. Il leader sempre più isolato si aggrappa a Verdini in cerca del 3%

Nuovo schiaffo ad Alfano: Cassano lascia il governo

L'ultima spiaggia per Angelino Alfano si chiama Denis Verdini. Il ministro degli Esteri si aggrappa al leader di Ala per contenere l'emorragia nel partito. Dopo l'addio dell'ex ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa, il fondatore di Ap è sempre più isolato: il suo progetto di un grande centro è destinato a fallire.

Il polo dei moderati decolla, ma nel campo del centrodestra dove di Alfano non c'è traccia. L'ex titolare del Viminale non molla e rilancia l'idea di un'area politica centrista autonoma, sia dal Pd che dal centrodestra. Con chi? Chi sarebbero i federatori del partito immaginario di Alfano? Bruno Tabacci ha sposato il progetto di Mdp. Ciriaco De Mita è pronto a confluire nel laboratorio politico di Giuliano Pisapia. Pier Ferdinando Casini tratta una eventuale ricandidatura nel Pd. La diga si è rotta: la fuga verso il centrodestra è incontrollabile. Ieri, sono arrivati altri due addii: Maurizio Bernardo, presidente della commissione Finanze di Montecitorio, è passato con il Pd mentre il sottosegretario al Lavoro Massimo Cassano si è dimesso per riabbracciare Silvio Berlusconi. Alfano rischia di restare a mani vuote. Al Nord, quasi tutto il partito spinge per un ritorno nel centrodestra.

Al momento, solo Verdini potrebbe appoggiare la sfida al centro di Alfano anche se in Ap c'è più di un veto sull'esponente di Ala. L'ex braccio destro di Silvio Berlusconi, difficilmente, rientrerà nel centrodestra, per i troppi veti. E non ha alcuna speranza di approdare nel Pd. Alfano e Verdini, scaricati da tutti, sono quasi costretti a dare vita a un nuovo partito per non sparire. Due debolezze non fanno una forza ma i due riformatori renziani ci provano. Anche se Verdini, più scaltro e bravo a intercettare le tendenze elettorali, ha capito che il leader del futuro partito centrista non potrà essere Alfano. Se il ministro degli Esteri dovesse intestardirsi, gli addii, dopo Costa, si moltiplicherebbero. In lista di sbarco c'è Maurizio Lupi, capogruppo di Ap alla Camera dei Deputati, che da ieri a Taormina ha riunito i giovani della sua fondazione Costruiamo il Futuro per una tre giorni di formazione politica. Lupi ha le carte in regola per guidare il polo dei moderati targato Verdini-Alfano. Il sogno resta, però, Carlo Calenda: il ministro dello Sviluppo economico è la prima scelta. Sia Verdini che Alfano sanno bene che l'unica speranza di sfondare il 3 %, che darebbe l'accesso in Parlamento, è legata al pupillo di Montezemolo. Per ora, Calenda ha fiutato la trappola, rifiutando l'offerta.

Casini potrebbe essere la carta di riserva. Ma tra Verdini e l'ex presidente della Camera non corre buon sangue. Alfano ha provato a convincere Stefano Parisi ma ha ricevuto picche. Il leader di Energie per l'Italia ha bocciato l'ammucchiata con Verdini: «Credo che la lettura dei giornali di questi giorni possa solo far aumentare l'astensione. Le operazioni di palazzo organizzate in queste ore per recuperare qualche parlamentare al centro sono cose lontane anni luce da quello che succede in mezzo alla gente. I problemi del Paese sono gravi, siamo l'unico Paese europeo che non cresce. Le finte politiche liberali d Renzi non hanno prodotto nulla. Il risultato è fallimentare» ha commentato ieri Parisi a L'Aria che Tira su La 7. «Il problema quindi oggi non è ricandidare qualche senatore di centro, ma piuttosto ricostruire un rapporto di fiducia con gli italiani.

È chiaro che nonè Renzi a poter fermare Grillo ma un centrodestra di governo. Per questo, per costruirlo, ero da Salvini domenica a Piacenza» ha aggiunto il manager milanese. I no non fermano il sogno di Alfano. D'altronde, sognare non costa nulla.

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