Migranti, stranieri, profughi e rapporti con l'Unione Europea. Sono questi i temi centrali delle elezioni di oggi in Svizzera, precedute da una campagna elettorale fra le più costose della storia. Secondo le stime della televisione svizzero-tedesca, alla fine saranno stati spesi quasi 40 milioni di franchi: fatte le proporzioni con gli abitanti siamo ai livelli delle campagne presidenziali americane. I sondaggi confermano primo partito l'Unione di Centro (Udc), la formazione populista della destra anti immigrati ed euroscettica di Christopher Blocher, che potrebbe anche crescere leggermente. Ma anche uno spostamento di pochi deputati potrebbe risultare cruciale il 9 dicembre quando i due rami del parlamento - il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati dei 26 cantoni) - eleggeranno il governo svizzero. Incuneata al centro di un'Unione Europa di cui non fa parte, ma di cui condivide l'appartanenza allo spazio Schengen, la Svizzera va dunque alle urne interrogandosi ancora una volta sui suoi rapporti con il mondo esterno. E lo fa al termine di una legislatura segnata da eventi importanti di segno opposto.
Il primo è la fine del segreto bancario e la firma di accordi fiscali con altri paesi fra cui l'Italia. L'altro è stato il voto del 9 febbraio 2014 contro «l'immigrazione di massa»: entro il 2017 il governo dovrà limitare per legge l'ingresso degli stranieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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