Scadenza saltata. A sei giorni dall'approvazione - a parte del diapositive della presidenza del Consiglio - non c'è traccia della legge di Bilancio. Ieri sarebbe scaduto il termine entro il quale il provvedimento sarebbe dovuto approdare in Parlamento. Un passaggio obbligatorio e anche l'occasione per conoscere il dettaglio delle misure, visto che per stessa ammissione del governo il testo aveva bisogno di limature. Correzioni di dettaglio secondo la versione ufficiale, modifiche necessarie a meno che non si voglia rischiare che il provvedimento sia respinto dalla Commissione europea secondo fonti del ministero. Possibile che la versione definitiva arrivi lunedì.
Il testo ieri era blindato nelle stanze di Palazzo Chigi. Da una parte il segno che il premier ha accentrato ancora tutto, compresa la stesura dei testi. Ma anche il segno che il governo intende recepire parte delle osservazioni che sono arrivate da Bruxelles. Possibile quindi che, alla fine, il deficit del 2017 sia al 2,2% e non al 2,3% come nella versione del Consiglio dei ministri e che qualche una tantum presente nella manovra sia trasformata in una voce in entrata stabile. Non l'aumento dell'Iva come vorrebbe la Commissione, ma una entrata a prova di bomba.
Qualche novità ieri è emersa a proposito del decreto fiscale, collegato alla legge di Bilancio. Confermato il tramonto degli studi di settore per alcune categorie a partire dal 2017, con una riforma che dovrebbe comunque andare a regime nel 2018. Al loro posto una sorta di pagella dei contribuenti. Si chiameranno «indici di fedeltà fiscale» e prevederanno meccanismi premiali. Chi rientrerà tra gli affidabili non avrà controlli e potrà avere rimborsi fiscali più veloci, ha spiegato il viceministro all'Economia Luigi Casero.
L'obiettivo è eliminare controlli sui contribuenti a meno che non ci siano sospetti fondati di frodi. Gli studi di settore saranno eliminati in particolare per quelle categorie che hanno ricavi non prevedibili. Ad esempio avvocati e altri professionisti che hanno picchi di lavoro in alcuni periodi e un calo in altri.
Confermate le misure di «semplificazione» come la comunicazione periodica dei dati Iva ogni tre mesi e l'obbligo di fatturazione elettronica tra privati e il pagamento delle tasse «per cassa», che permetterà di eliminare alcuni strumenti come «lo spesometro». Nel decreto fiscale ci sono anche due fondi: uno da 600 milioni di euro per l'occupazione e l'altro da 700 milioni di euro per l'accoglienza degli immigrati (e da cui si attingerà per dare i 500 euro ai sindaci che li accoglieranno).
Il governo non ha citato una delle misure più attese dai commercialisti e dai contribuenti, cioè l'estensione o una riedizione del provvedimento sui beni ai soci, cioè la possibilità di chiudere società di comodo e assegnare i beni ai soci, oppure trasformarle in società semplici. La misura farebbe comunque parte del decreto fiscale o sarà contenuta in uno dei decreti ministeriali che seguiranno. Dovrebbe essere una proroga della normativa in vigore l'anno scorso, per altri sei mesi.
Possibile che le materie fiscali vengano spacchettate in due provvedimenti, dando la precedenza, tramite il decreto fiscale, a quella che hanno effetto sui conti del 2016 e rinviando alla legge di Bilancio le altre. Le commissioni Bilancio di Camera e Senato si stanno preparando all'esame della legge e alla presentazione degli emendamenti.
Tra le richieste che stanno arrivando a maggioranza e governo quella di intervenire ulteriormente sugli
immobili. Ieri Confedilizia ha ribadito che rispetto all'era pre Monti tassazione sugli immobili è aumentata del 150% e ha chiesto una riduzione di almeno l'uno per cento, oltre alle misure fiscali per le ristrutturazioni.
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