«Se bastasse il deficit per crescere, dovremmo essere in testa alle graduatorie di aumento del Pil europeo». Ieri queste parole non sono state pronunciate né da un economista né da un politico, ma dal presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, durante l'assemblea della più importante associazione territoriale del mondo Confindustria, quella che rappresenta quasi un quinto del Pil italiano. Ad ascoltarlo in prima fila alla Scala c'erano il capo dello Stato, Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte. Ma il destinatario della critica alla politica del «tassa e spendi» non era solo il governo, bensì tutto il sistema di Viale dell'Astronomia che Bonomi, pur non avendo sciolto ancora la riserva, intende cambiare candidandosi alla successione di Vincenzo Boccia.
Milano, la Lombardia, il Nord con la loro produttività vogliono lanciare un'Opa su Confindustria. Lo stile, però, è tutto e quello di Bonomi si declina non con l'invettiva, ma con la proposta di una contromanovra. «Non servono pochi miliardi di abbattimento del cuneo, ne servono almeno 13 o 14, non certo i 2 miliardi e qualcosa di cui leggiamo nella Nadef», ha detto Bonomi, individuando anche le coperture ad hoc per la proposta. «Stop all'esperimento negativo di quota 100 ed espianto delle politiche del lavoro dal reddito di cittadinanza, e confluenza di tutte le risorse rese disponibili, compresi i 9,4 miliardi annui del bonus 80 euro, verso l'abbattimento strutturale del cuneo fiscale», ha elencato.
Il numero uno di Assolombarda ha affrontato anche altre criticità della prossima manovra. «Non diteci che volete tassare merendine e biglietti aerei, per finanziare il buco contributivo di Alitalia», ha ammonito rivolgendosi agli esponenti di governo e «risparmiateci nuove guerre civili dividendo gli italiani gli uni contro gli altri, in nome della lotta all'evasione fiscale; lasciate perdere poi l'idea di tassare il contante». Analogamente, Bonomi ha invitato Conte a «ripensarci» sui 7 miliardi di entrate in più previsti dalla Nadef programmando, invece, tagli alla spesa pubblica.
Se si possono considerare come «politici» gli appelli a «riavviare» gli investimenti in opere pubbliche in tutta Italia e a ripristinare gli incentivi di «Industria 4.0», più «sindacale» appare la contrarietà nei confronti della proposta di legge sul salario minimo. «Non ce n'è affatto bisogno, l'effetto sarebbe solo di disincentivare tutto ciò che oggi sempre più dobbiamo realizzare insieme al sindacato nei contratti, come welfare aziendale e formazione», ha affermato mettendo l'accento sul tema della produttività. Allo stesso modo, il presidente di Assolombarda ha evidenziato che «la crisi dell'automotive rischia di diventare la vera crisi industriale dell'Italia» incalzando il ministro Patuanelli a una sollecita apertura di un tavolo governativo che coinvolga le oltre 6mila imprese con 156mila addetti. Da tempo non si parlava di auto, cioè di Fca, in Confindustria ed è probabile che uno degli obiettivi di Bonomi, quando si candiderà, sia la ricomposizione della frattura con il Lingotto.
Anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, si è «intonato» al mood milanese invocando «un'operazione shock» un piano infrastrutturale da 170
miliardi (100 europei e 70 già in dotazione all'Italia ma non spesi) per attivare «milioni di posti di lavoro». Il premier Conte se l'è cavata in modo andreottiano: «Le nostre porte sono aperte, vinciamo le sfide insieme».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.