"Ora basta dire tanto vincono sempre gli stessi"

Il candidato azzurro a Firenze: "Questa è l'occasione nella quale si può e si deve cambiare"

"Ora basta dire tanto vincono sempre gli stessi"

Da Girolamo Savonarola a Dario Nardella, Firenze è sempre la stessa: monocromatica. Oggi, il candidato di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, Ubaldo Bocci, 62enne, 4 figli, cattolico liberale, manager e membro del cda di Azimut (società di consulenza e gestione patrimoniale), prova a cambiare colore. Ex missino, self-made man (ci tiene a dire che «ho fatto anche il fattorino e il benzinaio»), piace alla Firenze che conta ma anche al popolo e con il suo ruolo di presidente nazionale dell'Unitalsi è ben visto pure dalla Chiesa.

Bocci, che arma userà contro Nardella?

«L'entusiasmo della gente che sta con me oggi, quella semplice, normale, non quella che sta al potere, ben rappresentata dal Pd».

Eppure lei piace anche a quella gente...

«Ma per mia cultura sono più vicino al centrodestra di popolo che a quello di salotto. Io sto con anziani e disabili. Voglio partire da loro, gli ultimi».

Molto francescano...

«Quel mondo ha caratterizzato la mia crescita umana e cristiana».

Come nasce la sua candidatura?

«Davanti a una bistecca e a un bicchiere di vino la scorsa estate. Gli amici di sempre mi hanno detto: Perché non ti candidi tu?».

E lei cos'ha risposto?

«Che non avevo voglia di essere preso in giro».

Poi però...

«Poi mi sono detto che nella vita a un certo punto invece di chiedersi perché sì?, bisogna chiedersi perché no?».

A chi rivolge il suo appello?

«All'elettorato di centrodestra deluso e pigro che dice tanto vincono sempre gli stessi. Ecco, questa è l'occasione nella quale si può e si deve cambiare».

Firenze, invece, com'è cambiata?

«Ci sono i 4 chilometri quadrati della Firenze da cartolina e poi la Firenze che va dai quartieri più popolari a quelli più benestanti. A me piacerebbe che anche fuori da quei 4 chilometri ci si sentisse a Firenze. Nardella ha avuto grande riguardo nel far indossare l'abito di gala a quei 4 chilometri e di lasciare tutto il resto al self-service».

Un sogno per Firenze?

«Il centro è per metà negozi di lusso, che appiattiscono la fiorentinità, e per metà negozi etnici e b&b. Io sogno che i fiorentini tornino padroni del proprio centro e che riaprano le vecchie botteghe».

Un altro nodo?

«La tramvia. Non hanno fatto un tram ma un treno che passa in mezzo alla città con tanti fili e tante rotaie. Per fare la tamvia hanno dimezzato il manto stradale senza pensare ai parcheggi: manca una visione di insieme».

Meno parcheggi, più multe?

«Esatto, i vigili sono stati messi da Nardella solo per fare multe. Ora dice, come farebbe Cetto Laqualunque, Posteggi liberi per tutti, ma nel bilancio 2019 si ipotizza un aumento delle entrate comunali per le multe del 30-40%».

Lei cosa farebbe quindi?

«Riqualificherei il corpo della polizia municipale per un progetto Firenze sicura, nelle periferie».

E sull'aeroporto?

«Va fatto e basta. Mi fa ridere chi dice che è colpa di Toninelli se non si fa. Qui governa la sinistra da 73 anni, credo che le responsabilità siano di altri».

Il miglior sindaco che Firenze abbia mai avuto?

«La Pira, da allora è stato un deteriorarsi continuo fino a toccare il fondo con Domenici».

E Renzi?

«Ha usato Firenze come vetrina per se stesso. Ciò che è riuscito a fare bene è creare un sistema di potere nel quale sono sempre i soliti a governare tutto e a mettere la polvere sotto ai tappeti».

Ma Renzi dice che Firenze sa riconoscere da lontano i venditori di fumo, riferendosi a lei...

«Da che pulpito...».

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