«Mi dispiace, vi chiedo umilmente scusa con il cuore in mano». Luigi Chiatti, balzato alla cronaca come il mostro di Foligno, chiede scusa alla famiglia delle vittime, Simone Allegretti e Lorenzo Paolucci, 4 e 13 anni, che ha ucciso a Foligno tra il 1992 e il 1993. E lo fa attraverso un lettera pubblicata ieri dall'Unione Sarda. «Oggi, sono una persona molto diversa, che non si riconosce in quella descritta dai mass-media», scrive dalla Rems di Capoterra, dove resterà almeno fino all'estate del 2020 come stabilito dal tribunale di sorveglianza di Cagliari, che poco tempo fa lo ha definito ancora «socialmente pericoloso».
«Non vi chiedo di perdonarmi - aggiunge - so che è difficilissimo, ma per lo meno di concedermi di dare un senso al sacrificio delle due vittime. Io credo, anzi, sono oggi convinto, che anche da un evento così tragico si possa trarre qualcosa di positivo, dal male più profondo può emergere la luce, attraverso un processo di trasformazione e rinascita interiore della persona, ed è quello che è accaduto in questi anni». Chiatti, prima dell'adozione, era rimasto fino a sei anni in orfanatrofio, dove aveva subito violenze da parte di un prete. Questo ha condizionato la sua esistenza e in appello, condannato a 30 anni, gli è stata riconosciuta la seminfermità mentale. Ora parla della nuova piega che ha dato alla sua vita. «In questi anni di restrizione - si legge - ho cercato di trasformare tutto il male fatto in gesti di aiuto nei confronti di chi si trovava in difficoltà (..) e ogni volta che lo facevo per me, era un dono fatto a Simone e Lorenzo. Se potessi tornare indietro non rifarei mai quello che ho fatto perché ciò che ho fatto è distruzione della vita e disprezzo del creato. Scusatemi». «Io non lo odio - commenta Silvana Sebastiani, la mamma di Lorenzo Paolucci - ma non deve tornare libero, per la salvezza sua e per quella di tanti altri bambini.
Fu lui a definirsi mostro e a dire nel processo che lo avrebbe rifatto se fosse tornato libero. È stato ritenuto anche recentemente socialmente pericoloso dai giudici. Non può essere cambiato in questo poco tempo che è passato».
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