Ora il Papa benedice "nostalgioso"

I linguisti li chiamano bergoglismi. È il curioso italiano spagnoleggiante di Francesco

Ora il Papa benedice "nostalgioso"

I linguisti li chiamano bergoglismi, e data la celebrità e l'infallibilità del loro coniatore tengono in continua apprensione gli aggiornatori dei dizionari. Sono il dimolo strano di Papa Francesco, ormai genere letterario a parte, linguaggio tipico da italiano non nativo (augh) qual è, che però non può nascondersi dietro un dito ma anzi per il suo ruolo leggermente sovraesposto e per la necessità di comunicare con tutti è costretto a ricorrere a un armamentario linguistico tutto suo. L'ultimo era nella calza della Befana di ieri: «nostalgioso». Sarebbe, il tapino, un credente che, «spinto dalla fede va in cerca di Dio come i magi, nei luoghi più reconditi della storia, in frontiera, in periferia, per potersi incontrare con Signore». In pratica un incrocio tra Indiana Jones e Alberto Angela, ma con quella spruzzata di spagnolo delle Pampas che fa subito gaucho.

Un ufficio marketing o un copywriter non avrebbero potuto inventare un claim più efficace: una parola nuova (quelle in oso funzionano sempre. Ricordate il melenso petaloso che ebbe per fortuna fugace gloria qualche mese fa?) e il concetto passa meglio. Oggi tutti parlano di nostalgioso e Al Bano con la sua nostalgia canaglia si rode dall'invidia.

Il giochino a Francesco riesce molto bene, tanto è vero che qualcuno lo chiama già Papa Zanichelli. E guai a parlare di errori. Un po' perché il personaggio è notoriamente infallibile, un po' perché, come spiegano i linguisti, non c'è sbaglio laddove il concetto sia chiaro e limpido. E nostalgioso non offre margini a dubbi. Come del resto il verbo nostalgiare, da lui mutuato da un espressione spagnola nel corso dei Vespri del 2014. E come «zizzaniere», ovvero le persone che trasmettono in virus dell'invidia sparlando degli altri.

In molti casi Bergoglio si rifiuta di usare il traduttore automatico e propone ai suoi fedeli parole spagnole infilate a insaporire il discorso italiano. Ecco «primerear», che vorrebbe dire primeggiare, scavalcare gli altri fregandosene altamente delle esigenze altrui. Diciamoci la verità, è un concetto che a noi italiani riesce familiare, o no? E «balconear»? Vuol dire guardare dal balcone evitando pilatescamente di farsi coinvolgere. Secondo Bergoglio un peccatuccio non da poco per i giovani, che invece devono gettarsi. Non dal balcone ma nella vita, naturalmente. «Hacer lio» vuol dire fare baccano, ma va detto che la locuzione non ha attecchito da noi, dove i casinisti non hanno bisogno di testo a fronte. I «callejeros» della fede sono invece i balordi di strada della fede, inteso in senso buono (che avevate capito?). E la gioventù «empachada» non è quella che non sa attaccare bottone con la biondina del banco a fianco, ma quella appesantita da concetti astrusi e inutili come merendine zuccherose. Infine «habriaqueismo», che qualcuno avrebbe proposto di tradurre con doverfarismo. L'atteggiamento cioè di chi ha sempre un'ottima idea per gli altri. Come i vecchietti che osservano i cantieri con le mani in tasca ma sempre in disaccordo su come quei lavori vengono portati avanti.

Altri bergoglismi sono invece storpiature tipicamente italiane. D'altronde «mafiarsi», ovvero farsi abitare dall'habitus mentale del picciotto, è concetto tipicamente made in Italy. E «giocattolizzare», ovvero rendere qualcuno il proprio balocco, non è bello ma efficace.

«Martalismo» invece riassume l'atteggiamento tipico di Marta, la sorella di Lazzaro, che si sbatte in giro ma alla fine si perde il meglio, ovvero le parole di Gesù. Bergoglio non si ferma davanti a niente: un gerundio non esiste? Lui lo inventa: ecco quindi «misericordiando», parola che vorrebbe intendere l'atto di esercitare la misericordia. Facile no?

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