Politica

Ora la politica si ribella al ministro che insulta: "Conte cacci Fioramonti"

Coro di proteste dall'opposizione. Silenzio (imbarazzato) invece dalla maggioranza

Ora la politica si ribella al ministro che insulta: "Conte cacci Fioramonti"

Il caso Fioramonti imbarazza il governo. Dopo gli insulti assortiti pubblicati sui social e rilanciati da Il Giornale con bersaglio le forze dell'ordine, Daniela Santanchè, Renato Brunetta, Giuliano Ferrara, il ministro dell'Istruzione finisce nel mirino dell'opposizione, suscitando perplessità anche nell'esecutivo e nella maggioranza.

«Dimissioni immediate», chiede Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni si rivolge direttamente a Giuseppe Conte: «Ci aspettiamo che il premier sempre attento a chiedere rispetto per le istituzioni, pretenda le dimissioni di una persona così palesemente indegna di rappresentare la nazione». E se Conte non interverrà, «facendo dimettere il proprio ministro, presenterò una mozione di sfiducia personale», sottolinea Luca Ciriani, capogruppo Fdi al Senato. Ignazio La Russa sottolinea che «gli insulti sessisti rivolti a Daniela Santanchè e la morte augurata agli uomini delle Forze dell'ordine avrebbero dovuto trovare una risposta forte del presidente del Consiglio Conte, di Luigi Maio, di Nicola Zingaretti e anche di tante donne di sinistra. E invece niente. Silenzio». «I colleghi del Pd non siano complici di questo scempio, aggiunge Licia Ronzulli, vicepresidente dei senatori di Forza Italia.

Matteo Salvini parla del ministro in una diretta Facebook. «Sta superando Toninelli, leggiamo di insulti indegni di qualcuno che dovrebbe occuparsi di educazione». «Meno male che per M5S e Pd i sessisti eravamo noi della Lega», ironizza il capogruppo Riccardo Molinari. «Cosa ne pensa la collega Boldrini del suo nuovo compagno di avventura?». Ma contro le parole del ministro prende posizione anche la maggioranza. Il Pd, con la senatrice Valeria Fedeli, chiede a Fioramonti di «spiegare al più presto. Il suo silenzio non è sostenibile nel ruolo che ricopre».

Da parte dei parlamentari azzurri parte anche l'hashtag #Fioramontidimettiti che entra in tendenza nella top ten italiana. Per Giorgio Mulè «Fioramonti sta alla scuola come Franti, nel libro Cuore, al rispetto per la madre». Laura Ravetto è netta: «Dopo l'inchiesta del Giornale mi chiedo chi ritenga ancora il ministro Fioramonti idoneo a occuparsi del futuro dei nostri giovani». Annagrazia Calabria sottolinea: «È inaccettabile che dopo le battaglie trasversali condotte in Parlamento contro violenza e abusi sul web, ci sia al governo chi sfrutta la rete come un ring». E Marco Marin attacca: «Prima la balzana idea della tassa sulle merendine, poi la proposta di togliere il crocifisso. Su questi temi la nostra è una contrarietà politica, ma offendere le forze dell'ordine e chi milita in Parlamento con frasi violente è inaccettabile. Chi si comporta così dovrebbe avere la dignità del gesto delle dimissioni, ma visto che non sarà così dovrebbe essere il governo a ritirare le sue deleghe».

In serata Fioramonti abbozza un comunicato di scuse, spostando però l'attenzione su un altro episodio: le domande di un giornalista al figlio. «Oggi non si attacca il mio lavoro, ma le mie opinioni di anni fa, scritte sulla mia pagina privata, di getto, e con toni di cui ovviamente non vado fiero (e per cui ho già chiesto scusa alla diretta interessata in forma personale).

A tutti può capitare di incorrere in errori, ma recarsi in una scuola elementare per mettere sotto le luci dei riflettori un bambino di 8 anni è un atto di violenza».

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