"Ora Toti non ha più alibi". E un sondaggio lo dà all'1%

Berlusconi parla con i suoi: ha dieci giorni per decidere, il partito sta cambiando. E minimizza la sua forza elettorale

"Ora Toti non ha più alibi". E un sondaggio lo dà all'1%

«Per cambiare l'Europa bisogna cambiare i volti» ripete Silvio Berlusconi ai suoi, e i volti sono coloro che guideranno le istituzioni dell'Ue. Per questo il presidente di Forza Italia, eletto europarlamentare con un numero record di preferenze, dopo aver optato per il collegio del Nord Ovest di cui è originario sia anagraficamente che politicamente, adesso da Arcore si prepara con particolare attenzione ai primi appuntamenti del Partito popolare europeo.

Giovedì 20 incontrerà la cancelliera Angela Merkel e gli altri leader del Ppe per iniziare a discutere sulle nomine europee, in vista dell'insediamento dell'Europarlamento il 2 luglio prossimo.

Il Ppe continua a mantenere il punto su Manfred Weber, alla guida degli europopolari, come presidente della Commissione europea, ma l'opposizione del gruppo di Visegrad rende sempre più difficile questa opzione, mentre rimane aperta, sia pur a ostacoli, la strada per il secondo mandato di Antonio Tajani come presidente del Parlamento europeo. Si parlerà di questo e di altre nomine decisive al vertice in cui il Cavaliere conta di poter avere un ruolo importante grazie al rapporto personale con il premier ungherese Viktor Orbàn, così da attrarlo nell'area popolare ed euroriformista invece che in quella che si delinea sempre più come euroscettica e a tratti eurosfascista.

L'Europa, grazie anche all'esperienza maturata da Tajani, è il luogo in cui l'influenza di Forza Italia, nonostante i numeri più esigui, rimane effettiva, mentre i risultati della Lega e di Fdi sono molto più difficili da spendere in solitudine, a causa dell'esiguità e dell'isolamento dei gruppi a cui appartengono le due forze. Il centrodestra in chiave europeista con l'asse spostato al centro rimane il progetto di Berlusconi, che cercherà di condividerlo con popolari europei e leader italiani.

Nella mente del Cavaliere, naturalmente, è presente anche lo scenario interno. Il 25 giugno è il giorno clou per discutere lo statuto di Forza Italia e la ricostruzione del partito, a partire dal rapporto con colui che un tempo era il delfino, Giovanni Toti. Nel partito tutti consigliano a Berlusconi prudenza, per evitare che il governatore ligure rompa definitivamente e fondi una creatura tutta sua. Un sondaggio della Swg rilanciato dall'Adnkronos attribuirebbe a un partito guidato da Toti una potenzialità del 7 per cento. Non si può dire che sia poco. Il fatto è che il Cavaliere non crede a queste percentuali, forse perché altri numeri riservati circolati due settimane fa sulle scrivanie dei vertici azzurri attribuivano a un partito di Toti tra l'1 e l'1,5% dei voti. Ma al di là della battaglia delle cifre, e nonostante gli azzurri temano un'ulteriore emorragia di consensi, Berlusconi ritiene eccessive le ultime uscite di colui che era il suo principale consigliere.

Toti chiedeva elezioni democratiche interne e un partito scalabile e al consiglio di presidenza sono state ventilate anche le primarie, il ragionamento. «Adesso non ha più alibi, ha dieci giorni per decidere che cosa fare» ripete il Cav ai suoi.

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