Ora trema la Boschi: un codicillo del decreto salva dai guai suo papà

Non c'è decadenza dei requisiti di onorabilità per gli ex vertici: così il governo salva dai guai Pier Luigi Boschi

Ora trema la Boschi: un codicillo del decreto salva dai guai suo  papà

Lo ha scritto persino Roberto Saviano in un suo intervento sul Post. «Il conflitto di interessi del Ministro Boschi è un problema politico enorme, dal quale un esponente di primissimo piano del governo del cambiamento non può sfuggire», sostiene l'autore di Gomorra invocando le dimissioni del ministro che salterà la Leopolda per sfuggire alle contestazioni sul salvataggio di BancaEtruria della quale il papà Pierluigi era vicepresidente fino a febbraio scorso. Saviano, a sostegno della propria tesi, evidenzia proprio il risalto dato all'assenza del ministro (impegnata a Milano nell'inaugurazione della Torre Isozaki) al Consiglio del 22 novembre che varò il decreto.L'enfasi alimenta i sospetti, soprattutto se si guarda al decreto varato dal governo e ora inglobato come emendamento nella legge di Stabilità. Gli ex grillini di Alternativa Libera, infatti, hanno lamentato che la nuova normativa «non prevede la decadenza o la sospensione dei requisiti di onorabilità per gli organi amministrativi e di controllo delle banche in risoluzione». Un decreto del ministero del Tesoro del 1998, infatti, impedisce a chi è condannato con sentenza definitiva, è stato dichiarato fallito oppure ha fatto parte del cda di una banca in amministrazione controllata di sedere nel consiglio di un altro istituto. Insomma, papà Boschi potrebbe proseguire la sua carriera di banchiere. Il condizionale è d'obbligo perché BancaEtruria prima di essere «risolta» era commissariata e dunque il genitore del ministro, per ora, sarebbe interdetto. Così come i suoi colleghi di Arezzo, Chieti, Ferrara e di Banca Marche.La presenza del giovane ministro dalla riunione del 22 novembre, perciò non era necessaria visti i risultati. Come detto, il sospetto è più che legittimo: i due decreti legislativi varati prima del salvabanche per recepire la normativa europea sul bail-in modificano sostanzialmente il Testo unico bancario, la legge di riferimento della finanza. Inserire una previsione per i requisiti di onorabilità in caso di risoluzione sarebbe stato opportuno per quanto sia una procedura successiva al commissariamento.Ma c'è di più. Il decreto legislativo limita fortemente la possibilità di azionisti e obbligazionisti di avviare un'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori della banca in dissesto. Occorre, innanzitutto, ricordare che l'«azione di responsabilità» è la delibera votata in assemblea che consente a una società la citazione in giudizio della società nei confronti degli amministratori che non adempiono ai loro doveri. Il decreto, però, contiene un'interpretazione molto restrittiva della nuova normativa europea e stabilisce che essa «spetta ai commissari speciali sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione della Banca d'Italia». Insomma, senza l'ok di Via Nazionale non si può procedere e questo è un problema per i creditori - come gli obbligazionisti - che si sentono danneggiati da manager, amministratori e revisori contabili che hanno consentito il danneggiamento del patrimonio. Un'azione di responsabilità rende più facili le cause individuali - nonché le class action - a scopo risarcitorio.Ecco perché i deputati di Alternativa Libera, Marco Baldassarre e Luca Pastorino, hanno chiesto a Bankitalia di risarcire direttamente le vittime del bail in invocando sanzioni per tutti gli amministratori delle quattro banche.

se la tragedia del pensionato suicida a causa della perdita dei risparmi «fosse accaduta sotto il governo Berlusconi - ha scritto Saviano - per tutti quelli che ora gridano allo scandalo non ci sarebbe stato dubbio: si sarebbero invocate le dimissioni». Ora siamo in un'altra epoca fatta di Leopolde e di lotte contro i gufi: invocare diritti sarebbe disfattismo.

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