Sul tema della famiglia, sulla necessità di sostenerla con leggi e politiche che la rafforzino c'è una distanza siderale oggi tra il governo di questo Paese e la Chiesa cattolica. I vescovi non si limitano a mandare segnali sfumati, non hanno nessuna voglia di mettersi a trattare come in passato in stanze riservate, ma, con la franchezza abrasiva tipica dei tempi di Francesco, usano un linguaggio durissimo, le parole sono pietre. Il segretario della Conferenza episcopale italiana (Cei), il vescovo Nunzio Galantino, ha detto: «Non si può pensare a un governo che sta investendo tantissime energie per queste forme di unioni particolari e di fatto sta mettendo all'angolo la famiglia tradizionale che deve essere un pilastro della società». Non è una relazione letta a una riunione di preti, ma è un tuono risuonato in televisione, Rai 3, In mezz'ora , la trasmissione di Lucia Annunziata. Traduzione. Invece di pensare ai padri e alle madri di famiglia, questo governo si occupa di matrimoni omosessuali, comunque mascherati da unioni. Invece di curare e sostenere chi vuole mettere al mondo figli e crescerli bene, Renzi e Boschi si affannano a trovare il modo di consentire le adozioni a gay e lesbiche, a costo di spingere alla pratica degli uteri in affitto.
Erano anni che non accadeva uno scontro così forte. C'è sì il precedente delle critiche di Galantino piovute a cascata sulla classe politica, destra e sinistra, per le politiche di accoglienza dei migranti. C'è, ma conta poco. Ci pensò, nel giro di poche ore, il presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, a limare gli artigli di Galantino che, dopo di allora, ha tenuto un basso profilo.
L'uscita di ieri, però, non è l'intemperanza verbale di un prete esuberante: dietro di lui ci sono tutti i vescovi, e c'è il Papa. Ci sono due immagini simboliche a marcare questa distanza abissale. Stessa ora, stessa domenica. In piazza San Pietro, Francesco (...)
(...) canonizza i coniugi Ludovico e Maria Zelia Martin, genitori di cinque figlie, tutte monache, e tra esse santa Teresa di Lisieux. Ed è la prima volta che un fatto simile accade in duemila anni di storia cristiana, al di fuori di figure bibliche ed evangeliche. Stessa ora, stessa domenica. I ministri più rappresentativi del governo sono concentrati a santificare le coppie omosex garantendo loro le adozioni. E abbandonano le famiglie di milioni di italiani comuni alle spire di una crisi economica bestiale e di un nichilismo che soffoca nei giovani la voglia di impegnarsi in un sì-per-sempre.
Galantino ha detto ancora: «Il problema della famiglia fatta di padre, madre e figli, che può assicurare continuità e futuro alla società, non è un problema della Chiesa. È una realtà che riguarda soprattutto la società. Io, come credente e come cittadino, gradirei che si mettesse in atto quello che l'articolo 29 della Costituzione dice a proposito della famiglia». (Cosa dice l'articolo 29? «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»).
Sul disegno di legge Cirinnà, che istituzionalizza le unioni omosessuali, sostiene: «Io spero che il parlamentare non abbia bisogno del giogo del prete. Spero che si riesca ad avere con chiarezza un'attenzione alla famiglia, fatta di padre, madre e figli e che il governo stesso sia attento anche ad altre realtà che hanno bisogno di essere accompagnate. Chiedo che la politica non sia strabica».
E poi la formula esposta all'inizio: «Non si può pensare a un governo che sta investendo tantissime energie per
queste forme di unioni particolari e di fatto sta mettendo all'angolo la famiglia tradizionale che deve essere un pilastro della società». In romanesco si direbbe: «Nun se pò sentì».Ne sentiremo e ne vedremo delle belle.
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