Parigi avverte l'Europa: «Siamo anche noi nel mirino»

La Francia avvia un programma di sorveglianza con droni per proteggersi dai missili nordcoreani

Raggiunge l'Europa l'allarme per l'escalation atomica voluta dal dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Una messa in guardia contro i pericoli che anche il nostro continente potrebbe correre in un futuro non troppo lontano è arrivata ieri dal ministro francese della Difesa Florence Parly. «Lo scenario di un'escalation verso un conflitto di ampia portata non può essere escluso - ha avvertito Parly durante un incontro con militari e parlamentari presso l'Università della Difesa a Tolone -. L'Europa rischia di finire nel raggio dei missili di Kim Jong-un prima del previsto. La proliferazione nucleare e missilistica è un pericolo sempre più tangibile».

Il responsabile della Difesa francese faceva riferimento alla notizia, diffusa dall'agenzia di stampa sudcoreana Asian Business Daily, dello spostamento di un missile balistico sulla costa occidentale della Corea del Nord, il che farebbe presupporre l'intenzione di Kim di mettere nel mirino non solo la Cina (un alleato che ha già dimostrato di non considerare il «Giovane leader» nordcoreano insostituibile) ma perfino la lontanissima Europa. Parly ha aggiunto che questa ipotesi di rischio deve essere presa sul serio, e che pertanto la Francia avvierà «un processo di armamento dei nostri droni di intelligence e di sorveglianza». Un processo che potrebbe riguardare anche l'Italia, in quanto Paese coinvolto insieme con Francia, Germania e Spagna in uno studio per la realizzazione del futuro drone europeo.

Continua intanto - in attesa del prossimo e probabilmente imminente test atomico nordcoreano - la guerra di parole tra Pyongyang e Washington. L'ambasciatore presso l'Onu del regime guidato da Kim ha nuovamente minacciato gli Stati Uniti: «Gli Usa riceveranno altri pacchi regalo dal mio Paese fino a quando ricorreranno a incoscienti provocazioni e futili tentativi di mettere pressione sulla Repubblica popolare democratica di Corea», ha detto Han Tae-song. Pyongyang alza ulteriormente i toni della sua retorica rigirando verso Washington l'accusa pronunciata a Palazzo di Vetro dall'ambasciatrice Usa Nikki Haley («La Corea del Nord sta supplicando una guerra»): «Sono semmai gli Stati Uniti a cercare la guerra con noi - recita una fonte ufficiale nordcoreana - ma si sbagliano alla grande se pensano di intimidirci».

Da parte sua Donald Trump ha fatto sapere che il suo impegno alla difesa della Corea del Sud e del Giappone è più che mai concreto: «Sto autorizzando Giappone e Corea del Sud - ha scritto il presidente americano su Twitter - ad acquistare dagli Usa un quantitativo sostanzialmente maggiore di equipaggiamento militare altamente sofisticato». Non viene specificato di quali armamenti si tratti, ma la sera prima la Casa Bianca aveva reso noto che Trump e il suo collega sudcoreano Moon Jae In stavano concordando un pacchetto difensivo del valore di «molti miliardi di dollari».

A conferma di quanto Kim Jong-un sia ormai considerato un imprevedibile e pericoloso «cane sciolto», ieri Pechino ha fatto sapere di aver svolto un'esercitazione navale nel corso della quale è stato simulata una manovra difensiva contro un missile balistico: il missile è stato abbattuto. L'esercitazione è stata compiuta nella baia di Bohai, proprio nelle acque del nord-est della Cina che dividono il Paese dalla Corea del Nord.

Così facendo, dichiara un analista cinese, «abbiamo dimostrato di essere preparati a fermare ogni potenza che minaccia la stabilità nella regione». Pechino teme molto che una guerra in Corea si concluda con l'estensione dell'influenza americana nella regione, ma ormai non si fida più neanche di Kim Jong-un.

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