Europa

La paura corre sul filo nelle chat grilline. "Alle Europee rischiamo un Armageddon"

Dopo il flop in Abruzzo i Cinque Stelle temono le elezioni di giugno. L'incubo 7%

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Cinque Stelle, la grande paura. Anzi, «l'Armageddon». Un'apocalisse che viene evocata nelle chat e nei capannelli a Montecitorio dei parlamentari del M5s. Ma che è temuta soprattutto a Via di Campo Marzio, sede del Movimento contiano, ai piani alti del partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Le giustificazioni sul flop in Abruzzo sono sempre le stesse e non manca chi mette le mani avanti, parlando anche della serie storica negativa dei pentastellati alle elezioni europee. Ma la percezione è che stavolta sia tutto diverso. Con un game over dietro l'angolo. Da qui lo spettro dello scenario nucleare. Un incubo che potrebbe diventare realtà il giorno dopo le elezioni europee dell'8 e 9 giugno prossimi. Il M5s si avvicina all'appuntamento nelle peggiori condizioni possibili. Dà forma e parole al terrore un deputato pentastellato tra i più esperti: «È vero che alle europee non siamo mai andati bene, ma stavolta potremmo prendere il 7 o l'8%». Percentuali in linea con il risultato deludente dell'Abruzzo, ma anche con i voti ottenuti dalla lista dei Cinque Stelle in Sardegna, dove Conte si è fermato al 7,8%. I vertici del Movimento sono consapevoli che scendere sotto la doppia cifra potrebbe innescare dei meccanismi imprevedibili, potenzialmente devastanti per la leadership dell'avvocato di Volturara Appula.

Le premesse per il disastro ci sono tutte. Il M5s arriverà alle elezioni europee senza candidati di peso e, probabilmente, senza una casa politica di riferimento a Bruxelles e Strasburgo. Come ammettono dallo stesso cerchio magico di Conte, «al momento l'unico candidato forte che abbiamo è Pasquale Tridico, ex presidente dell'Inps». Economista calabrese, considerato il padre del Reddito di Cittadinanza, è il solo volto noto su cui punterà il M5s nel voto di giugno. Il resto è un deserto. Sfumata la candidatura «pacifista» dell'ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, l'ex premier ha provato a chiedere il contributo di Rocco Casalino. La risposta dell'ex portavoce è stata un no. Lo spin doctor ha appena comprato casa a Roma e non ha intenzione di lasciare la Capitale. Forse potrebbe candidarsi alle prossime elezioni politiche. Così il confronto con le europee del 2019 potrebbe essere davvero problematico. Cinque anni fa il M5s raccolse il 17% ed elesse 14 europarlamentari. Un traguardo difficilmente eguagliabile.

Inoltre, Conte è alle prese con la ricerca di un gruppo europeo a cui iscriversi. Attualmente i Cinque Stelle figurano tra i «non iscritti». L'approdo preferito sarebbero i Verdi europei, ma la trattativa è ormai in stallo da mesi. A pesare c'è il veto degli ecologisti italiani di Angelo Bonelli, motivato da ragioni di realpolitik. Ma soprattutto c'è il no dei Verdi tedeschi, perplessi sulla linea di Conte sull'Ucraina. L'ex segretario del Pd Nicola Zingaretti starebbe lavorando per l'ingresso nei socialisti europei, però anche su quel fronte il dialogo è difficilissimo.

Perciò la leadership di Conte appare improvvisamente meno solida. Molti eletti lo mettono sotto accusa per non aver fatto partire la riorganizzazione territoriale. E c'è chi è pronto a imputare alla sua mancata candidatura il flop delle europee.

Nel frattempo Virginia Raggi e Alessandro Di Battista collaborano e si preparano all'offensiva interna dopo il probabile tonfo al voto di giugno.

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