Pavia, la scuola finisce in guerriglia

Gli studenti del Cardano assaltano il Copernico: quattro feriti. Ora indaga la Digos

Pavia, la scuola finisce in guerriglia

Se la buona scuola è quella che mena e lancia i fumogeni, figuriamoci quella cattiva.

Pavia, capolouogo di provincia sonnacchiosa. Ultima mattina di scuola, l'estate addosso, i motorini che smarmittano, tre mesi di fancazzismo in agenda. Gli studenti dell'Istituto tecnico industriale statale Girolamo Cardano fanno ato di presenza in classe, poi si danno appuntamento davanti al liceo scientifico Nicolò Copernico, distante quattro numeri civici, al 19 il primo, al 23/25 l'altro, di via Giuseppe Verdi, in zona Ticinello, non lontana dal centro della città. Un vero derby tra due istituti che se lanci un urlo dall'uno ti sentono dall'altro, quindi rivali come solo i vicini sanno essere. E di calcistico, nel senso non esattamente commendevole di questo aggettivo, ha molto l'imberbe assalto. Fumogeni verdi, cori da stadio («Itis Cardano/Itis Cardano», si sente cantare in uno dei tanti filmati messi in rete), scontri, botte, lanci di oggetti, feriti lievi, la polizia distolta da compiti più seri e costretta a intervenire per l'intemperanza brufolosa di qualche decina di sedicenni e diciassettenni pavesi finiti a mazzi in questura a raccontare una mattinata di ordinaria follia scolastica.

Loro, i giovani assalitori cardaniani, non sembrano rendersi conto della gravità della guerriglia (termine forse un po' forte ma ricorrente nelle cronache dei giornali locali un po' a corto di moti di piazza). Basti dire che nei filmati in cui li si vede lanciare fumogeni, cantare, insultare e poi tentare ripetutamente l'assalto alla scuola in azioni quasi militaresche, sono tutti a volto scoperto, ignari dei dettami più elementari delle azioni paramilitari in stile black bloc a cui sembrano per altri aspetti ispirarsi. Ma qualcuno di loro decisamente esagera. Lo fa chi sradica un segnale stradale e lo lanciato contro il vetro di una porta sfondandola e sfiorando un professore colpito dalle schegge di vetro. Lo fa chi cerca di sfondare le porte del Copernico respinto a fatica da un gruppo di professori e di bidelli che è ridicolo definire eroici ma volenterosi certamente no. Il bilancio è di quattro feriti, tre professori e uno studenti, tutti lievi. Sul posto, a presidiare unn cortile trasformato in campo di battaglia, volanti della polizia, auto dei Carabinieri, qualche ambulanza. I video che documentano la mattinata di follia sono ora nelle mani dalla Digos, convinta di potere identificare nel giro di 48 ore gli studenti più esagitati.

Ora gli studenti minimizzano e parlano di tradizione. Quella che vorrebbe i finescuola in riva al Ticino sempre piuttosto facinorosi. Gli studenti del Cardano ritengono di essere stati offesi perché, dopo il primo assalto, i colleghi del Copernico avrebbero lanciato all'indirizzo del vicino Itis uova e perfino del pesce trovato chissà dove, oppure portato con premeditazione a scuola, e quindi avrebbero tentato di lavare con qualche goccia di sangue la bandiera oltraggiata. Attendiamo con ansia ma la quasi certezza di essere accontentati l'appalesarsi di qualche genitore giustificazionista o benaltrista, che ci rassicuri sul fatto che i delinquentelli ritratti in decine di video sono tutti bravi ragazzi. Almeno quasi tutti. «Almeno mio figlio».

Tutto questo ha poco a che fare con la goliardia, che è lo spirito cameratesco tipico degli studenti, che si colora di rituali magari arcaici ma generalmente incruenti e che è innervata dalla spina sapida dell'ironia, che tutto riscatta e risolleva. Ma qui di tutto questo non c'è traccia. Un tempo erano gavettoni ora sono segnali stradali usati come arieti.

Un tempo erano uova, oggi sono frittate. Un tempo erano lanci di farina che ti facevano tornare a casa bianco come un cencio, ora sono lanci di fumogeni e di minacce che pure ti fanno tornare a casa bianco, ma di spavento.

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