Milano. Accogliere pazienti Covid-positivi. Mentre la sinistra mette alla gogna la giunta regionale lombarda, accusandola di non aver «fatto come il Lazio», si scopre ciò che il Lazio ha deliberato, a 20 giorni di distanza, proprio per sgravare le Rsa più colpite senza dover «ospedalizzare».
La notizia si trova nel portale della Regione guidata da Nicola Zingaretti, segretario del Pd. «La Regione - si legge - invita i titolari di strutture residenziali per persone non autosufficienti, anche anziane, a manifestare la disponibilità ad accogliere pazienti Covid positivi che non necessitano di ricovero in ambiente ospedaliero». L'avviso è del 28 marzo e rimanda a una sorta di bando analogo, reperibile on line.
Il tema ovviamente è quello delle Residenze sanitarie assistite che in tutta Italia, e non solo, sono risultate fatalmente esposte all'ondata di contagi dilagati negli ultimi 2 mesi. In almeno 5 Paesi europei in strutture simili si è registrata una gran parte dei decessi totali (dal 40 al 50%). Da un paio di settimane però si parla quasi solo di quelle lombarde, perché una delibera dell'8 marzo, in piena emergenza, ha previsto la possibilità che le Rsa, ad alcune condizioni, potessero ospitare pazienti trasferiti dagli ospedali in quei giorni particolarmente sotto pressione. L'assessore Giulio Gallera, ha spiegato che sono state 15 le Rsa della Lombardia che hanno aderito, ospitando 145 pazienti.
Ora emerge in questo bando laziale un meccanismo di «ricollocamento». «A seguito delle numerose segnalazioni di focolai Covid 19 in case di riposo - si legge - si è manifestata l'esigenza di ricollocare gli ospiti non autosufficienti, anche anziani, in strutture specifiche. La Regione invita i titolari di strutture residenziali per persone non autosufficienti, anche anziane, a manifestare la disponibilità ad accogliere pazienti Covid positivi che non necessitano di ricovero in ambiente ospedaliero. La richiesta di disponibilità è rivolta alle strutture che siano in possesso dei requisiti minimi autorizzativi purché in grado di garantire quelli del livello estensivo all'interno di strutture o di nuclei dedicati».
Nel Lazio il punto «di partenza» non erano gli ospedali, ma proprio le Rsa in cui si erano verificati «focolai», e la soluzione prevista erano altre strutture residenziali, con «nuclei e strutture isolati e dotati di personale dedicato». Ma una «autonomia» era indicata anche nella delibera lombarda: Gallera lo ha sottolineato rileggendone in un video il contenuto, in cui si parla di «strutture autonome dal punto di vista strutturale (padiglione separato dagli altri o struttura fisicamente indipendente) e dal punto di vista organizzativo». Il provvedimento laziale invitava a spedire l'adesione nel più breve tempo possibile a un indirizzo mail dedicato della Regione, e indicava come requisiti quelli previsti da un «Documento strutture/nuclei residenziali per l'accoglienza di pazienti non autosufficienti, anche anziani, Covid-19 positivi», «tutto in conformità alle linee guida del Ministero della Salute del 25 marzo 2020». Leggendo queste «linee guida» della Direzione generale Programmazione sanitaria si vede come il ministero, parlando della presa in carico territoriale di pazienti Covid, prescrivesse prevenzione, formazione e tamponi, e raccomandasse di «identificare prioritariamente strutture residenziali dedicate dove trasferire i pazienti affetti da Covid che non necessitano di ricovero ospedaliero, per evitare il diffondersi del contagio».
E lo faceva, il ministero, «considerata l'esperienza delle Regioni precocemente colpite dalla pandemia». La Lombardia aveva dovuto decidere tutto 20 giorni prima, quando mancavano posti letto e negli ospedali arrivavano ondate di malati con il disperato bisogno di un tubo per respirare.
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