A cena col morto. Indecisi se dar vita a un appassionante racconto noir alla Poe o al cinepanettone cui ci hanno abituato negli ultimi anni, gli uomini (e le donne) del Nazareno ne inventano una al giorno. E dire che siamo solo ai preliminari: forse sarà meglio rifare provviste di pop-corn.
Per ricapitolare, seguiamo i suggerimenti di Antonello Giacomelli, cresciuto nello staff di Veltroni fino a giganteggiare in quello di Renzi. Scrive lui, non noi: «Orfini, alla vigilia della manifestazione del 30, propone di sciogliere il Pd, partito di cui è presidente; Calenda organizza una cenetta con Renzi, Minniti e Gentiloni per superare il Pd e creare il Fronte Repubblicano da Berlusconi a Fratoianni. Sofisticate strategie di moderna comunicazione per incoraggiare i militanti...». Aggiungiamo che se la proposta del presidente pd viene ricacciata con sdegno da (quasi) tutto il partito, che ambisce giustamente a essere sciolto dagli elettori in cabina elettorale, quella dell'ex ministro Calenda ha un modesto antefatto. Un altro dei massimi (fu?) consiglieri dell'ex segretario Renzi, Giuliano Da Empoli, aveva cinguettato su Twitter che «la Storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del Pd verso l'irrilevanza e la sottomissione al M5S».
Così al neoiscritto Calenda non pareva vero cavarsela da anfitrione per entrare finalmente in cabina di regia. Condivisione piena e cinguettio di rilancio. «È un invito formale: vediamoci. Martedì da me a cena». A quanto è dato di sapere, il problema non sarà la cena, ma il dopocena. La pietanza principale infatti non è di quelle che vanno giù tutte d'un fiato, anzi ricorda più quella che il cannibale Bokassa offrì a Giscard. Un Pd spennato e cotto a puntino sulla cui digeribilità nessuno scommette un'alka-seltzer. Persino Pierferdinando Casini, non invitato alla cena ma forse ringalluzzito dalla recente candidatura bolognese, consiglia piuttosto di dar vita a una «Grande Lista Europea Italiana»: agglomerato anti-populista che, sostiene, «sarebbe una suggestione nuova». Di avviso «rifondarolo» - cioé chiudere il partito per riaprirlo un minuto dopo sperando che la gente non se ne accorga - sono invece tante altre schegge impazzite. Dopo i sospetti di Zingaretti su una manovra per rinviare il congresso, e il freno a mano tirato dall'iper-renziano Guerini, ecco perciò finalmente il segretario Martina rompere gli indugi e annunciare «primarie a gennaio» senza se e senza ma. Era per la prima volta davvero incavolato, il mite leader bergamasco: «Basta con questa idea che tutti possono dire tutto! Parole in libertà!». Diretto l'affondo su Orfini: «Il tema Pd non è il suo scioglimento, ma costruire l'alternativa». Il via libera all'intemerata era arrivato poco prima da Renzi che, dichiarandosi persino lui oramai stanco dello stillicidio di «chi lo vuole sciogliere e chi lo vuole rilanciare; chi propone cene di chiarimento e chi vuole congressi», ancora una volta aveva promesso di esser pronto ad aiutare il prossimo vincitore del congresso, chiunque sia: «Basta fuoco amico» (pare già sentita, questa).
P.S. A proposito di fuoco amico. Si risente la voce di Enrico Letta, che fa sapere di «aver atteso tutta l'estate che si riflettesse nel Pd. Nulla. Zero autocritica». Ora aspetterà pure tutto l'autunno.
Si conferma invece che Renzi, da poco entrato nel team del fondo Algebris del suo amico Davide Serra, terrà una serie di speach a pagamento per l'Algebris Policy & Research Forum così da non dover tirare troppo la cinghia e fugare ogni dubbio sui suoi rapporti con il mondo finanziario (Serra, da poco tornato in Italia, si dice sarà la cassaforte dei prossimi sogni nel cassetto dell'ex premier).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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