In attesa di saperne qualcosa di più di Xi, la particella che tiene unita la materia, le schegge impazzite del Pd si ritrovano davanti al solito bivio. Seguire le indicazioni di Renzi o quelle per «altrove»?
L'indeterminatezza dell'altrove detterà ancora una volta la via da seguire. Vale di sicuro per Dario Franceschini, che già in Direzione ha aperto un nuovo corso politico: l'oppositore che «va avanti, non le manda a dire» e quindi si accoda al Capo. Cioè a colui che, all'uscita, si vantava con lo staff d'«averlo dovuto bastonare». I tempi per accasare diversamente Franceschini non ci sono, naturalmente. Ma restano d'un certo interesse le difese d'ufficio ieri giunte dall'esterno del Pd, da quel magma di centro che prende corpo attorno a un nucleo che l'anno prossimo compirà 90 anni: Ciriaco De Mita. La cui missione, quella del «nucleo» s'intende, consiste nel trovare voti e sistemazione all'affamata gens alfaniana. «Vaste programme», avrebbe esclamato De Gaulle (di sicuro anche Franceschini, che resterà nel Pd finchè morte non li separi).
Sbilenco è invece lo zig-zagare di Andrea Orlando, oggetto misterioso scoperto in vecchiaia dal 93enne Napolitano. La sua idea di «andare in aiuto di Pisapia» ha tradito una posizione che si fa sempre più scomoda, per il guardasigilli. Anche per lui il tempo dovrebbe essere agli sgoccioli, anche perché dalle parti di Pisapia non risulta molecola che si proponga «di andare in aiuto a Orlando». Cosa che fa comprendere quanto il giovane (ex) turco si sia messo da solo in off-side, aspirando all'ingrato ruolo di «pontiere». Chissà se tornerà buono, un giorno. Perché ciò che emerso davvero, dalla Direzione Pd, è che il segretario è già in campagna elettorale; sono gli altri a rimanere lenti. Renzi è l'unico anche a parlare la lingua corretta, sapendo che non ci sarà alcuna legge elettorale (se si provasse a farla, la farebbe naufragare lui: l'ha pure detto con ironia, ma gli oppositori hanno preso una battuta per un'apertura). Si voterà con il proporzionale, con gli adeguamenti del caso: per cui ognuno va per sé, altro che alleanze. «Roba da addetti ai lavori, se perdiamo tempo a parlarne stanchiamo la nostra gente, figuriamoci gli altri», ha scritto ieri il caro leader. «Parliamo di cose concrete, di programmi», ha insistito. Il povero Orlando, che ha sense of humor di un tricheco imbalsamato, ieri ha detto di «seguire la linea indicata da Renzi, mi occupo solo di merito, non di politicismi».
Era a Tallinn, al vertice Ue: ci sarebbe mancato pure che parlasse di Pd. Dallo scacco matto ai due sorpassati maggioritaristi, trae godimento il terzo: Michele Emiliano, che da ieri si propone come «uomo del dialogo con Renzi».
La sua lingua è certamente più moderna di quella degli altri due.
Non si è visto in Direzione, ha spiegato, grazie «a una capacità di precognizione che mi viene da mamma e nonna: avevo capito che si sarebbe scatenata una procella di incomprensioni e durezze superflue». Quando si dice la saggezza contadina.
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