Il Pd prepara l'inciucio Quante moine ai grillini

Zingaretti scoprirà le carte in aula mentre i big rivalutano M5s dopo anni di insulti

Il Pd prepara l'inciucio Quante moine ai grillini

Il Pd seduce i Cinque stelle con parole al miele. I più sdolcinati sono i renziani. Messaggi di amore che puntano a riabilitare i grillini. Trasformando i ragazzi di Beppe Grillo da banda di incompetenti a «salvatori» delle Istituzioni. La posta in gioco è altissima: i dem intravedono, dopo un anno di astinenza, le poltrone dei ministeri. La nuova narrazione in casa del Pd è chiara: il nemico ora si chiama Matteo Salvini. Di Maio, Fico, Di Battista vanno riabilitati. Elogiati. Istituzionalizzati. L'ordine è preciso: dimenticare gli attacchi violenti (dal caso di Banca Etruria fino all'inchiesta di Bibbiano) del Movimento contro Renzi, Boschi e tutto il gruppo dirigente dem.

Andrea Marcucci, un renziano di ferro, in un'intervista al Corriere della Sera, inserisce Roberto Fico tra i più autorevoli presidenti della Camera: «Mi ha impressionato molto positivamente». Mentre sul presidente del Consiglio, Giuseppe Conte dice «gli riconosco un atteggiamento istituzionale sopra il livello medio». Un'altra renziana, Debora Serracchiani, è già pronta a sedersi al governo con il leader del Movimento Luigi Di Maio: «Se e quando si creeranno le condizioni per un ragionamento, la cosa più importante è la linea politica. Ci sono cose più importanti del ricambio delle persone».

Gli anni di guerra e insulti sono già finiti nel dimenticatoio. Ora sono tutte rose e fiori. Insomma, nel Pd si registra un cambio di atteggiamento nei confronti degli ormai ex avversari grillini per giustificare l'inciucio. Anche se, per ora, dal fronte grillino il corteggiamento viene rispedito al mittente. Il vicepremier Luigi di Maio bolla come «bufala l'ipotesi di un esecutivo dem-Cinque stelle con Boschi, Renzi e Lotti». Posizione su cui convergono tutti i big dei Cinque stelle: da Riccardo Fraccaro ad Alfonso Bonafede. Però il pressing sul segretario del Pd Nicola Zingaretti per aprire ufficialmente una trattativa non si ferma. Ieri il capo del Pd ha ribadito quale sarà la linea politica: «Come abbiamo sempre detto: attendiamo le dichiarazioni di Conte e l'apertura della crisi. A quel punto alla Direzione del 21 riaffermeremo una posizione chiara: o nel corso delle consultazioni si verificano le condizioni per un governo forte e di rinnovamento anche nei contenuti o è meglio il voto». Due opzioni, dunque, sul tavolo del Nazareno: voto o governo politico. La seconda strada non sembra in discesa. Anche perché il Movimento non vorrebbe rinunciare alla figura di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Mentre il punto di partenza del Pd è il cambio del presidente del Consiglio. Al netto, dunque, dei messaggi al miele, la trattativa vera per la formazione di esecutivo giallorosso non è affatto semplice. Oggi Conte sarà in Senato per le comunicazioni.

Il Pd in Aula dovrà assumere una posizione chiara rispetto all'apertura ufficiale della crisi politica. E già si intuirà con quale proposta Zingaretti, Paolo Gentiloni e i due capigruppo del Pd saliranno al Colle dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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