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Pennetta, la femmina da record rinata mille volte

Solare e sentimentale, la brindisina ha conquistato tifosi e albo d'oro. Nonostante quel polso

Pennetta, la femmina da record rinata mille volte

Flavia Pennetta, cittadina onoraria della Grande Mela, fidanzata d'Italia, non solo di Fognini, sarebbe piaciuta a Federico Fellini, il regista della Dolce Vita : sensuale ma anche sentimentale, pragmatica e pur sempre sognatrice: femmina più che donna. Eppure neanche l'azzurra avrebbe immaginato di finire nell'albo d'oro d'uno slam. A marzo, dopo aver battuto Maria Sharapova a Indian Wells, aveva addirittura parlato di ritiro: «Ho 33 anni, il giorno in cui smetterò di giocare si avvicina sempre di più, deciderò al termine degli Us Open». Vicina all'addio era stata anche nell'estate di due anni fa dopo la discesa oltre il 150mo posto. Invece l'ultimo dei major, giocato sul cemento amico di Flushing Meadows, anziché finire sui titoli di coda d'una comunque splendida carriera, ha significato l'inizio di una nuova era o comunque il raggiungimento d'un sogno che, solo a pensarci, profumava di utopia.

Da quel giorno sono trascorsi appena sei mesi, e la brindisina è rinata a New York, il luogo che più le sta a cuore, nel torneo che l'ha sempre vista dare il massimo, dove ha raggiunto cinque volte i quarti di finale, oltre alla semifinale del 2013 battendo proprio Roberta Vinci. Guarda un po' la coincidenza. Ama New York, Flavia, E ora New York ama lei, il suo sorriso, la sua ostinazione, la volontà di essere sempre sul pezzo. Nel suo cuore vorrebbe continuare a giocare, chissà per quanto. Ma c'è anche una vocina che le dice: «E se la finissi qui, come la Bartoli dopo il trionfo a Wimbledon nel 2013?». In piena gloria.

In America la bella Pennetta ha impreziosito la sua vita sportiva: nell'agosto 2009, vincendo il torneo di Los Angeles, raggiunse, prima italiana nella storia, la top 10 della classifica mondiale, mettendo assieme 15 successi consecutivi, primato tuttora imbattuto. Ora è la prima azzurra ad aver vinto gli Us Open. Dalla California a New York, il «coast to coast» di Flavia è durato sei anni di alti e bassi, di gioie e dolori, dentro e fuori dal campo. La sua carriera s'è dipanata come una continua rinascita: a 13 anni le dissero che non sarebbe mai diventata una tennista; nel 1999, però, vinceva il doppio junior al Roland Garros in coppia con la Vinci. Intrecci d'Italia, intrecci di Puglia, la sua regione in cui torna sempre di gusto per godersi gli abbracci di papà Oronzo, le prelibatezze culinarie di mamma Concetta, il burraco con gli amici. È stata proprio la sua famiglia, tanto semplice quanto solida, a permetterle di superare la travagliata storia col tennista spagnolo Carlos Moya, suo grande amore. Ora, al fianco c'è Fabio Fognini, il volto folle del tennis italiano. Ma forse, un pizzico di follia è servita a Flavia per sognare e vincere gli Us Open.

In carriera vanta 11 titoli in singolare, e 17 in doppio: il primo trionfo nel 2004, a Sopot, a 22 anni, poi la salita fino alla decima posizione mondiale, quindi la caduta in purgatorio per via d'un maledetto infortunio al polso, infine l'avvento in paradiso, a 33 anni e 7 mesi. In fondo Federer s'è inventato a 34 anni un nuovo modo di giocare.

Come lo svizzero, l'ha fatto Flavia.

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