Pensioni dopo quota 100. Niente "scalone" ma assegni più leggeri

Spunta l'Ape contributivo per superare la Fornero e uscire dal lavoro a 63-64 anni

Pensioni dopo quota 100. Niente "scalone" ma assegni più leggeri

«Stiamo pensando a una anticipazione, sulla base di ciò che il lavoratore ha creato fino a quel momento attraverso la sua contribuzione, potrebbe essere l'altra gamba di Ape sociale». È quanto ha annunciato ieri il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, nel corso dell'audizione in commissione Lavoro alla Camera sulle proposte di legge sull'accesso anticipato alla pensione. Il modo per contrastare lo «scalone» che si creerà il prossimo primo gennaio tra quota 100, in scadenza a fine anno, e la legge Fornero (che prevede il pensionamento a 67 anni con 20 di contributi solo con assegni superiori a 1,2 volte il minimo) è, pertanto, un'erogazione anticipata dei contributi accumulati con conseguente riduzione dell'importo erogato una volta raggiunta l'età pensionabile.

Il costo dell'«Ape contributiva», cioè l'anticipazione della quota contributi a 63-64 anni, sarebbe sostenibile, ha spiegato Tridico. «Non grava sui conti dello Stato, si potrebbe prevedere un periodo minimo di contribuzione di 20 anni, e aver maturato una quota contributiva di pensione pari a 1,2 volte l'assegno sociale», ha detto. Le simulazioni messe a punto dall'Istituto indicano, a partire dal 2022, «circa 50mila uscite il primo anno, 66mila il secondo, 87mila il terzo anno, per un costo nel primo anno pari a 453 milioni, 935 nel secondo, 1.134 nel terzo, ma il costo - ha precisato - è dovuto unicamente all'anticipazione di cassa dei flussi». Analogamente, la proroga e l'allargamento dell'Ape sociale (a una trentina di mansioni che potrebbero rientrare nella definizione di «gravose») avrebbe un costo di circa 127 milioni nel 2022 per arrivare a un massimo di 805 milioni nel 2026.

Se queste proposte dovessero trovare attuazione, sarebbe più che sufficiente lo stanziamento di circa 5 miliardi che al momento tra ministero dell'Economia e ministero del Lavoro si pensa di dedicare al capitolo pensioni sia per «flessibilizzare» la Fornero sia per aumentare le rivalutazioni delle pensioni (il tasso di incremento del montante nel 2021 è negativo a causa del crollo del Pil l'anno scorso; ndr).

Tridico ha invece ribadito la propria contrarietà a «quota 41», la soluzione che piace alla Lega e ai sindacati e che consentirebbe di ritirarsi dal lavoro una volta raggiunto quel limite temporale di contribuzione previdenziale. «Costerebbe dai 4,33 miliardi agli oltre 9 miliardi l'anno», ha sottolineato. Le slide presentate alla Camera indicano una maggior costo nel 2022 di 4,33 miliardi che salirebbero a 5,99 miliardi nel 2024 e a 9,57 miliardi nel 2029 per posizionarsi oltre quella fascia nel prossimo decennio.

Cifre «decisamente sovrastimate», ha chiosato il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli.

Secondo il sindacato, infatti, tali previsioni si concretizzerebbero sole se tutti gli aventi diritto accedessero al pensionamento anticipato, ma «l'esperienza dice che in questi casi gli utilizzatori sono meno della metà», fa sapere Corso Italia sottolineando che «il picco massimo di spesa annua non supererebbe il miliardo e mezzo».

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