In Vaticano si vive troppo a lungo. È la conclusione dolceamara cui sono giunti i revisori contabili dei sacri bilanci della Chiesa cattolica, come rivela Gianluigi Nuzzi nel suo saggio sulla Via Crucis di Papa Bergoglio nel tentativo di mettere a posto i conti e renderli trasparenti dopo anni di intollerabile opacità. Il guaio della longevità da record è che rende sempre più pesante il passivo delle casse previdenziali vaticane, tanto che il capo della Prefettura per l'educazione cattolica, Giuseppe Versaldi ha lanciato un allarme dai toni inequivocabili: gli enti cattolici e il Vaticano rischiano l'estinzione.
Nel suo documentatissimo saggio, Nuzzi ricorda che fu il consultore della Prefettura, Jochen Messemer, il 21 giugno del 2012, il primo a rendere chiara la gravità della minaccia che pesa sulle finanze della Santa Sede. Messemer espone i fatti in modo così allarmante in una riunione di revisori internazionali che i colleghi restano impressionati. Ma quando i resoconti arrivano alla Curia, la reazione è un muro di gomma. «Questo avviene per due motivi -scrive Nuzzi-: lo scarso senso di responsabilità di quella nomenclatura ecclesiastica tanto criticata da Bergoglio e il fatto che le lunghe tonache ridimensionano sempre ciò che i laici sostengono, sebbene supportati da dati e verifiche contabili». Lo slogan con cui replicano a critiche e allarmi dei revisori è sempre lo stesso: «La Chiesa non è fatta di numeri ma di anime». Ma nei numeri, se sono quelli di bilanci in rosso, ci può essere la dannazione.
Eppure Messemer presenta conti spietati che dovrebbero far tremare i 1139 pensionati e i 4699 dipendenti del piccolo Stato per i quali diventa sempre più incerta la possibilità futura di avere una copertura pensionistica. Ecco i conti del revisore riportati nelle pagine di Via Crucis : «Questo porta a un totale di circa 1,47 miliardi di euro di passività per il Fondo pensioni. Quanto al patrimonio attuale esso è pari a 369 milioni di euro e, rispetto al totale del passivo di circa 1 miliardo, può garantire solo il 26 per cento di copertura. Il valore è troppo basso, se paragonato ad altri Fondi pensione. Anche le diocesi più povere cercano di assicurarsi almeno una copertura del 60-70 per cento». Nei resoconti più recenti il passivo è ridotto a 800 milioni, ma resta il fatto che in cassa è il fondo pensionistico ha solo un quarto di quel che servirebbe.
L'atteggiamento dei vertici religiosi però è di fingere di non vedere. Lo stesso Messemer ricorda che è proprio così che la diocesi di Berlino è riuscita ad arrivare alla diocesi: sottovalutando l'impatto del deficit pensionistico che si andava accumulando.
Le pensioni non si pagano con i miracoli. Ma le denunce, pur così gravi, restano nel chiuso delle stanze della Prefettura, le informazioni ufficiali limitano il buco a soli 40 milioni. Finché Bergoglio non costringe tutti ad aprire gli occhi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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