Il peso del fisco? Mai così dracula come in Lombardia

È la regione dove i cittadini versano imposte pro-capite più elevate, Calabria all'ultimo posto

Il peso del fisco? Mai così dracula come in Lombardia

Milano - «Pantalone» oggi è lombardo. Lombardi sono quelli che versano più soldi al fisco: mediamente 12.297 euro tra tasse, imposte e tributi. A seguire i valdostani, con 11.480 euro, gli abitanti del Trentino Alto Adige con 11.297 e gli emiliano-romagnoli con 11.252 euro.

La Calabria, invece, è l'area dove il peso del fisco è più contenuto: ogni residente della Calabria ha pagato all'erario mediamente 5.516 euro, con un dato medio nazionale pari a 9.168 euro. I dati sono riferiti al 2017 (ultimo anno disponibile). «Questo risultato non ci deve sorprendere - segnala l'Ufficio studi della Cgia che ha realizzato l'elaborazione - Come recita l'articolo 53 della Costituzione, il nostro sistema tributario è basato sul criterio della progressività. Pertanto, nei territori dove i livelli di reddito sono maggiori, grazie a condizioni economiche e sociali migliori, anche il gettito tributario presenta dimensioni più elevate che altrove».

Dopo Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna il Lazio, poi Liguria (10.380 euro), Piemonte (10.110) Veneto (9.878) e Toscana 9.711. Decimo il Friuli Venezia Giulia 9.699, seguito da Marche 8.528, Umbria 8.436, Abruzzo 7.519, Molise 6.711, Basilicata 6.582, Sardegna 6.507, Puglia 5.992, Campania 5.981, Sicilia 5.706.

Quanto alla destinazione delle tasse, su un totale nazionale di 9.168 euro a testa, 7.672 euro finiscono nelle casse dello Stato centrale (pari all'83,7 per cento del totale) e solo 1.495 euro pro capite (il 16,3 per cento) confluiscono alle Regioni e agli enti locali.

La Cgia si dice «convinta» che la riforma sull'autonomia «possa far bene a tutta l'Italia e non solo alle regioni che per prime hanno chiesto maggiore autonomia». «Le divisioni emerse tra Lega e pentastellati - sottolinea il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - sono state profondissime e in gran parte dovute a un approccio a questa riforma del tutto scorretto. L'autonomia differenziata è stata vissuta come una contrapposizione tra Nord e Sud del Paese, invece, è una partita che si gioca tra il centro e la periferia dello Stato. «Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna - afferma il segretario della Cgia Renato Mason - sono le regioni che stanno vivendo la fase più avanzata di questa partita, ma altre nove, in forme diverse, hanno manifestato l'interesse ad avviare una trattativa con l'esecutivo. Più autonomia equivale a più responsabilità ed è evidente che i risparmi e l'extra gettito prodotto devono rimanere nei territori che li generano.

La responsabilità diretta sulle materie richieste da Zaia, Fontana e Bonaccini costringerà tutto il sistema Paese ad avere un maggior rigore nell'uso delle risorse. Queste tre regioni faranno da apripista, provocando un effetto trascinamento che ridurrà la spesa pubblica e innalzerà la qualità dei servizi erogati ai cittadini».

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