Roma - Una rottamazione delle cartelle più soft. Il decreto fiscale, attualmente all'esame della Camera, potrebbe essere modificato per consentire una rateazione più ampia rispetto alle quattro rate da saldare entro marzo 2018 previste finora dal testo del provvedimento. «La richiesta è stata formulata in seguito alle preoccupazioni espresse circa uno scarso appeal della rottamazione così com'è stata formulata», spiega al Giornale il relatore Paolo Tancredi (Ncd) premettendo che, in primo luogo, «c'è da risolvere il problema della copertura». Dalla sanatoria, infatti, sono attesi 4 miliardi di euro ed è chiaro che la dilazione in tre anni, di cui vi era traccia nelle prime bozze del provvedimento, ridurrebbe le entrate attese creando problemi di sostenibilità finanziaria per l'intero impianto della manovra 2017. Soprattutto se si considera che il premier Matteo Renzi ha aperto alla possibilità di «condonare» gli aggi di riscossione oltre alle sanzioni e agli interessi di mora.
Allo stesso modo, è attesa anche maggiore chiarezza sulla possibilità per i Comuni che non si avvalgono di Equitalia per la riscossione dei tributi di «accodarsi» al decreto fiscale. Il decreto parla, infatti, di «ruoli» ma molti enti locali utilizzano procedure diverse dall'iscrizione a ruolo del debito tributario per avviarne la pratica di riscossione. «Il problema principale è la scrittura della norma», aggiunge Tancredi spiegando che da un lato «ci sono molte situazioni di agenzie di riscossione locali che sono in fase di accorpamento o di liquidazione», mentre dall'altro lato è evidente che «l'estensione del provvedimento non potrà avere applicabilità immediata».
Intanto, la chiusura di Equitalia con il passaggio ad agenzia delle Entrate-Riscossione comincia a stimolare il dibattito, soprattutto tra i consulenti fiscali, sull'opportunità o meno di aderire alla rottamazione. L'«interregno» tra i due nuovi istituti di riscossione creerà sicuramente qualche problema nell'invio degli atti di notifica e dei solleciti ai debitori. Migliaia di crediti potrebbero, pertanto, prescriversi per inattività, segnala La legge per tutti. La prescrizione, infatti, si interrompe con un atto di iniziativa del creditore (un sollecito, un pignoramento, la notifica di una nuova cartella, il fermo o l'ipoteca), ma anche da un'ammissione spontanea del contribuente. In questa fattispecie rientra l'adesione alla procedura di rottamazione. Il termine più comune di prescrizione è di 10 anni, mentre quello delle multe e dei contributi Inps successivi al 1996 è di 5 anni. Aspettare pochi mesi potrebbe rendere più conveniente «tentare la sorte» con la prescrizione che, tuttavia, impone in molti casi il ricorso al giudice per vedersi riconosciuto lo sgravio della cartella. Se, invece, è ancora necessario attendere anni, potrebbe essere più conveniente «rottamare» per mettersi al riparo da nuovi avvisi. Il periodo di adesione tramite compilazione di un apposito modulo messo a disposizione da Equitalia scade il 21 gennaio 2017. Dopo quel termine non ci sarà più possibilità di sanare le pendenze, salvo riaperture (al momento improbabili).
Nel decreto fiscale, infine, potrebbero trovare spazio le norme di
semplificazione previste nello scorso maggio dal decreto «Finanza per la crescita» che non fu mai varato. Tra queste, la moratoria ad agosto di cartelle e avvisi di accertamento potrebbe trovare una sua codificazione definitiva.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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