Democrazia vs troika, uno a zero? Sembra di essere tornati all'euforia delle Olimpiadi del 2004 in questa notte ateniese post referendum, anche se dall'indomani i cittadini ellenici andranno (...)
(...) ai bancomat e non potranno prelevare un euro. Le percentuali del risultato di ieri sono figlie di un voto generazionale: mentre studenti e quarantenni hanno scelto il no, il popolo degli anziani, scettici verso Tsipras e terremotati da una settimana di banche chiuse, ha votato sì.
La celebrazione del referendum «è un successo, all'Eurogruppo non ne volevano neanche sentire parlare», ha detto il ministro delle finanze Yanis Varoufakis dopo la certezza della vittoria in tasca, in t-shirt davanti ai microfoni di mezzo mondo. «Con il no il popolo greco sta mettendo da parte il terrore, invocato dai mercanti della paura. Lo diceva Roosevelt durante la depressione: l'unico nemico è la paura e oggi i greci non hanno più paura». E ancora: «Con questo no abbiamo respinto l'ultimatum dell'Europa, da domani l'Ue il cui cuore batte qui in Grecia, inizia a sanare le sue ferite. Il nostro no tende ora una mano ai creditori perché il nostro debito non è sostenibile». Per poi cedere l'onore delle armi al Fmi, che nei giorni scorsi aveva ammesso che la strada dell' haircut è l'unica praticabile, così come praticato alla Germania nel 1953. Gli fa eco l'esuberante ministro della difesa Panos Kammenos, leader del partito di destra Anel in maggioranza con Syriza. «Il no – twitta - dimostra che il popolo greco non è ricattabile, non è vittima di bullismo, non è minacciabile. La Repubblica ha vinto».
Ma è tutto il governo ad allestire un panegirico, mentre in piazza Syntagma si festeggia. La giornata però era iniziata nel segno di una furiosa polemica, con la maggioranza di governo ad accusare l'emittente privata Sky, di proprietà dell'oligarga Aristide Alafouzos fondatore di sei compagnie di navigazione (Argonautis che opera con le controllate Shell Sea, Sea Pearl Enterprises, Zenith Maritime, Corporation Bigael, Kyklades marittime), di «aver inscenato una campagna senza precedenti di intimidazione dei cittadini». Per questo Syriza e Anel avevano deciso di non inviare propri esponenti in studio. Tsipras «riprenda i negoziati con i nostri partner» è l'auspicio di Fofi Gennimata, neo segretaria del Pasok delusa dal voto e dal 4% del suo partito, dopo i fasti del 35% targati Papandreou.
Chi perde di sicuro sul fronte interno sono i montiani greci, che già scaldavano i motori per avviare un governissimo di larghe intese conservatori-socialisti: dovranno ora rimettere in freezer il giornalista Stavros Theodorakis, dato come possibile premier, anche lui senza cravatta. Il tutto mentre domani si apre a Ufa, in Russia, il settimo vertice della Banca Brics: si parlerà di crisi greca ma anche di Cra, ovvero l'omologo asiatico dell'Ela, il meccanismo messo in campo dalla Bce per soccorrere la Grecia. «Kalinichta Ellas», buonanotte Grecia, twittano i conservatori bavaresi. «Con questo voto non è difficile capire che Atene fa un passo verso il Grexit», replica il viceministro delle finanze russo Alexei Likhachev mentre l'euro perde 1,4% verso il dollaro e il 2,1% verso lo yen.
«E se qualcuno scoprisse che il Grexit funziona, cosa accadrebbe all'Europa?» si chiede ad alta voce Giorgios, appoggiato ad un bancomat spento. Faceva l'imprenditore ma non può fallire, perché anche la bancarotta in Grecia ha un costo e lui non ha più un euro per saldare vecchie tasse per poi poter portare i libri in tribunale. L'icona, contraddittoria, di una lunga lunghissima notte dal doppio volto.
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di Francesco De Palo
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