Che Papa sarà Prevost, Gesù non è Casarini e Putin: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la prima omelia di Prevost, il superman Gesù e il Bayesian

Che Papa sarà Prevost, Gesù non è Casarini e Putin: quindi, oggi...

- “Personalmente non sono dell’opinione che la Chiesa debba vendere tutto e ‘solo’ predicare il Vangelo nelle strade”. Lo ha detto in una intervista Leone XIV, quando era ancora cardinale. Impossibile non condividere.

- Il nome, Papa Leone XIV, pare sia in onore di Papa Leone XIII che scrisse la Rerum Novarum. Dove si legge codesto passo: “Certe specie di lavoro non si addicono alle donne, fatte da natura per í lavori domestici, í quali grandemente proteggono l'onestà del sesso debole, e hanno naturale corrispondenza con l'educazione dei figli e il benessere della casa”. Non vedo l’ora di leggere i pezzi di Lilli Gruber e Concita De Gregorio.

- Prevost è un "sacerdote agostiniano — un ordine noto per non essere una fucina di ultraprogressisti”. A Repubblica sono in già in modalità combattimento.

- Con Leone XIV tornano la mozzetta rossa, la stola papale, la croce d’oro e pure il bacio dell’anello del Pescatore. Ci manca solo il Triregno e siamo a cavallo: morto un “Papa povero” se ne fa un altro, vestito secondo tradizione.

- Ci sono cose importanti, importantissime nella vita. Una di queste è la scoperta che Papa Leone XIV ama la bistecca fiorentina e se la fa cucinare ogni qual volta si reca dagli agostiniani di Firenze. Adoro.

- Sarà bravissimo, Prevost. Ma intonato no.

- Ma quanto è bella la Messa, anche se in rito post conciliare, declamata in latino?

- Metà degli articoli sull’elezione di Leone XIV parlano della presenza della famiglia di gabbiani sul comignolo della Sistina. Bellissima scena, a parte che si sono dimenticati di far notare che uno degli uccelli ha vomitato un topo sul tetto poco prima della fumata. La Santa Sede, gli uccelli spazzini e i topi: tutta Roma in una singola immagine sacra.

- Buona la prima di Papa Prevost. Nell’omelia spiega che Gesù non è un leader sociale, non è “solo” un profeta, eppure in questo mondo viene “ridotto ad una specie di leader carismatico e superuomo, non solo tra i non credenti ma tra i battezzati che finiscono così in un ateismo di fatto”. Dice il Papa che è importante riconoscere che Cristo è il Figlio di Dio. Potente.

- Leone XIV sembra voler concentrare sull’Occidente la sua missione pastorale. Quel mondo in cui la fede cristiana si sta perdendo inesorabilmente.

- Ricorda un po’ Ratzinger quando diceva che “Gesù non viene come un rivoluzionario”: “La fede cristiana sta o cade con la verità della testimonianza secondo cui Cristo è risorto dai morti - spiegava Benedetto XVI - Se si toglie questo, si può, certo, raccogliere dalla tradizione cristiana ancora una serie di idee degne di nota su Dio e sull'uomo, sull'essere dell'uomo e sul suo dover essere, una sorta di concezione religiosa del mondo, ma la fede cristiana è morta. Gesù in tal caso è una personalità religiosa fallita”.

- Il che mi porta a Luca Casarini, ex No Global diventato bergogliano al punto da arrivare pure al Sinodo. Secondo Luca, Gesù Cristo era "un rivoluzionario che venne mandato a morte dal potere". Non so, a questo punto, se Prevost sarebbe d'accordo.

- Ho preso una decisione. Da qui in poi parleremo solo di Leone XIV e mai del cardinal Prevost. A contare ormai infatti è solo ciò che farà da questo momento in poi per governare la Chiesa e i fedeli. Poco importa cosa pensava delle unioni Lgbt, della sinodalità, della comunione ai risposati, dei migranti. Ne valuto dunque le prime uscite: lodevole il ritorno alla tradizione liturgica (anche l’abito fa il monaco) e ottima la prima omelia. Per ora, bene così.

- Niente. Leone XIV dà il titolo più bello possibile (“Ridurre Gesù a superuomo è ateismo di fatto”) ma Vatican News titola l’omelia di Prevost con “la Chiesa sia faro che illumina le notti del mondo”. La domanda è: lo fanno apposta, oppure non sanno selezionare le parti importanti di un testo?

- Elio Germano dice: “Il cinema è davvero in crisi e noi crediamo per grossa responsabilità del ministero della Cultura”. Ehm, amico mio. Se il Cinema è in crisi la colpa è del prodotto, non dello Stato. Mi spiego: se un’azienda produce bulloni viola e nessuno se li fila, fallisce non “per colpa del ministro” ma perché il suo prodotto non intercetta l’interesse del consumatore. Lo stesso dicasi per il Cinema. Quanti e quali film indimenticabili abbiamo prodotto grazie al sostegno dei contribuenti? Quanti soldi abbiamo invece letteralmente buttato nel water? Ecco. Prima di prendermela con Giuli, che peraltro è arrivato l’altro ieri, magari mi batterei la mano sul petto e urlerei un doloroso mea culpa.

- Xi sfila con

Putin sulla piazza rossa. Mi chiedo se alla fine della fiera ci abbiamo guadagnato o perso in questa nuova Guerra Fredda che va avanti da tre anni.

- Muore un sommozzatore del Bayesian. Se non è maledizione questa...

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