Il Pil cresce: Padoan ottimista. Ma i consumi non ripartono

I dati Istat: "L'economia accelera". Però non tutti gli indicatori sono concordi: disagio sociale in aumento

Il Pil cresce: Padoan ottimista. Ma i consumi non ripartono

Il Pil migliora e il governo ha fretta di approvare il Def e legge di Bilancio. Il Documento di economia e finanza potrebbe arrivare con qualche giorno di anticipo rispetto alla data prefissata (il 27 settembre). E nella manovra autunnale, si sta lavorando a una versione più forte della decontribuzione.

Continuano a piovere buone notizie sul governo. Ieri la nota mensile Istat sullo stato dell'Economia ha sintetizzato le tendenze tutte positive degli ultimi mesi: «L'economia italiana accelera sostenuta da una crescita diffusa tra i settori produttivi e dall'aumento dell'occupazione. L'indicatore anticipatore mantiene un'intonazione positiva segnando un rafforzamento delle prospettive di crescita». Confermata la crescita del Pil sopra le attese, sorretto grazie allo 0,3% dalla domanda nazionale. Riprendono persino gli investimenti (+0,7% nel secondo trimestre dell'anno) che, dopo l'interruzione del primo trimestre dell'anno, «hanno ripreso la fase positiva iniziata nel terzo trimestre 2014», grazie soprattutto all'aumento della spesa per mezzi di trasporto (+8,2%).

Segnali che non trovano riscontro in altri indicatori messi a punto dagli addetti al settore. A luglio il Misery Index di Confcommercio (un'indice che sintetizza la stabilità dei prezzi e la frequenza di acquisto di beni e servizi) si è attestato su un valore stimato di 18,4 punti, in aumento di 3 decimi di punto rispetto a giugno, mese in cui si è registrato il valore più basso da aprile 2016. Segno, secondo i commercianti, che esiste un'area del disagio sociale ancora molto ampia, che porta a valutare con una certa prudenza il quadro congiunturale.

L'ottimismo del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan rischia di essere eccessivo, ma è in un certo senso inevitabile, perché la trattativa con la Commissione europea sul bilancio del 2018 è appena iniziata e da Bruxelles chiedono un quadro chiaro delle misure. Sempre più probabile un via libera dell'Europa all'aggiustamento del disavanzo dello 0,3% del Pil, a patto che l'Italia prosegua nella strada del consolidamento dei conti.

L'altro fronte del governo sulla legge di Bilancio è quello interno. Ieri i sindacati hanno incontrato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Sul tavolo le misure per il lavoro della manovra. I sindacati non vogliono che la decontribuzione dia luogo, come la precedente versione, a una «bolla», cioè che spinga le assunzioni per un breve periodo e poi si trasformi in un incentivo al licenziamento. Per questo il ministro ha assicurato che il governo sta lavorando a una decontribuzione strutturale del 50% degli oneri previdenziali per i giovani neoassunti. Nel senso che durerà tre anni e poi sarà seguita da un altro taglio degli oneri ancora da definire.

Impegno un po' ambiguo che non risolve due problemi. Il primo è che cosa succede quando il lavoratore esce dalla fascia d'età protetta. Il secondo è quale effetto può avere sui lavoratori più anziani. I sindacati vorrebbero limitare i danni agendo nella definizione della platea di giovani. Non è ancora quindi deciso se il tetto sarà fissato a 29 anni, a 32 o persino a 35 come chiedono le organizzazioni dei lavoratori. Poi con ammortizzatori sociali o disincentivi ai licenziamenti.

Quelle di ieri, «sono aperture su cui il confronto proseguirà. Non conosciamo ancora le risorse che destinerà il governo», ha commentato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. Come dire, senza chiarezza sulle risorse a disposizione, sono solo parole.

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