Sono accuse pesanti quelle mosse dal pm di Palermo Gery Ferrara nei confronti della Guardia costiera. Al centro delle polemiche un ufficiale che, per il giudice, avrebbe boicottato le indagini, si sarebbe introdotto in maniera non lecita in carcere a Rebibbia per interrogare un imputato e avrebbe collaborato illegalmente con i servizi segreti esteri. Accuse che hanno lasciato sconcerto all'interno del corpo delle Capitanerie. Il caso è quello di Mered Medhanie Yedhego, eritreo arrestato in Sudan e poi estradato nel 2016 in Italia. Secondo l'accusa era lui a capo di una delle più grandi organizzazioni che gestiscono il traffico di esseri umani. La difesa ha sempre parlato di uno scambio di persona, ma i due pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri hanno chiesto per lui 14 anni di reclusione, mentre per Afomia Eyasu, Arouna Said Traore e Andebrahan Tereke, anche loro imputati, 10 anni per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e al traffico di esseri umani. Otto, invece, gli anni di pena richiesti per Muktar Hussein e Mahammad Elias. Le indagini furono condotte dall'Nsi (Nucleo speciale di intervento) della Guardia costiera su input della Dda di Roma.
Nella sua requisitoria Ferrara chiarisce che l'ufficiale di polizia giudiziaria andò «in carcere a Rebibbia, mostrò la foto» all'imputato «senza la possibilità di avere presente il suo avvocato, gli fece un verbale di interrogatorio di sei pagine che venne transitato nel fascicolo del pm e questo poi divenne fonte di prova di identificazione». I giudici sono convinti che non vi sia stato alcuno scambio di persona, cosa di cui invece non sarebbero convinti gli investigatori.
Il pubblico ministero sostanzialmente contesta e accusa il Nucleo speciale d'intervento, e in particolare l'ufficiale, di aver interferito nelle indagini di Palermo al punto di boicottarle anche con collaborazioni fantomatiche con i servizi segreti olandesi. Un giallo, visto che dalle deposizioni precedenti dell'ufficiale appare un contesto totalmente diverso. Lo stesso dichiarò che il Nucleo speciale di intervento collaborò con il Klpd della polizia olandese (che non sono i servizi) e con la National crime agency del Regno Unito nonché con i magistrati di collegamento in Italia.
Il colloquio in carcere fu fatto con il detenuto, ma fu richiesto e autorizzato dalle autorità giudiziarie di Roma e venne peraltro fatto congiuntamente, come previsto dalla legge, a un ispettore di polizia della squadra mobile quale organo preposto. Gli elementi furono tutti messi a disposizione dei magistrati.
Oltretutto, per la Guardia costiera l'estradizione era avvenuta attraverso canali sconosciuti e attuati dall'Autorità giudiziaria di Palermo.
A quel punto l'Nsi si fece da parte, finché non fu estesa la rogatoria e notificata anche a loro l'ordinanza. Dalla Sicilia si continua a dire che Mered è lui, mentre per la Guardia costiera ci sono elementi di dubbio. Chi avrà ragione?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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