Il pm smentisce De Benedetti: "Ha responsabilità dirette"

La difesa dell'Ingegnere smontata dai magistrati di Ivrea: sapeva delle sostanze cancerogene e non volle intervenire

Il pm smentisce De Benedetti: "Ha responsabilità dirette"

Altro che «non poteva non sapere». Non è il solito teorema della responsabilità oggettiva ad avere convinto la procura di Ivrea ad accusare Carlo De Benedetti e Corrado Passera, insieme ad altri 37 indagati, di omicidio colposo aggravato e continuato. Scavando sulle morti per amianto negli stabilimenti Olivetti, il procuratore Giuseppe Ferrando e i suoi pm si sono convinti che vi erano responsabilità dirette e personali dell'Ingegnere e degli altri amministratori e manager coinvolti. «Non è un problema di responsabilità oggettiva - spiega all'indomani della chiusura delle indagini il procuratore Ferrando - ma di comportamenti e omissioni precisi e determinati». Ma in una realtà complessa come l'Olivetti è possibile pretendere che l'amministratore delegato sappia tutto quel che accade? L'altro giorno De Benedetti indicava proprio nella complessità dell'organizzazione aziendale della Olivetti la giustificazione della sua estraneità. «Qui non si trattava di inseguire i mille rivoli della vita quotidiana di questo o quel stabilimento - replica il capo degli inquirenti - di scelte di fondo che coinvolgevano per forza, inevitabilmente, i consiglieri d'amministrazione e l'amministratore delegato. Scelte come quella di fare o non fare le bonifiche: o la decisione di impiegare determinate categorie nocive di talco».

È da queste accuse che l'editore di Repubblica e gli altri indagati - tra cui Corrado Passera e Roberto Colaninno - dovranno ora cercare di discolparsi, nei venti giorni che il codice concede loro prima che la Procura possa formalizzare la richiesta di rinvio a giudizio. È un termine stretto, anche pesche nel frattempo i legali dovranno analizzare la grande mole di materiale raccolta dai pm durante una indagine durata quattro anni, e di cui alcuni elementi vengono solo ora alla luce. La Procura comunque, a meno di novità sostanziali, sembra orientata ad andare avanti per la sua strada e a chiedere il rinvio a giudizio di tutto il gruppo. Per De Benedetti, d'altronde, esiste un precedente preoccupante: il suo predecessore sulla poltrona di amministratore delegato dell'Olivetti, Ottorino Beltrami, venne processato anche lui con l'accusa di omicidio colposo aggravato, come responsabile di un primo decesso, quello della dipendente Franca Lombardo. Ebbene, venne condannato in primo grado ed in appello. Morì prima della sentenza di Cassazione.

E non è tutto. Il conto delle morti per mesotelioma causate dall'amianto presente un po' dappertutto negli stabilimenti sembra destinato ad allargarsi. Nel troncone chiuso l'altro ieri, la Procura elenca 14 decessi, di cui a Carlo De Benedetti ne vengono contestati dieci, e alcuni episodi di lesioni gravissime, relativi a dipendenti finora sopravvissuti al tumore.

«Si tratta di episodi risalenti nel tempo - spiega Ferrando - per i quali il quadro probatorio era già sufficientemente delineato». Ma numerose altre morti, una parte delle quali pure ricadenti sotto la gestione di De Benedetti, sono ora al vaglio degli investigatori.

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