Franceschini & friends. Le mance del ministro alla cultura di regime

In manovra contributi ai David di Donatello, al Museo della Liberazione e spuntano anche 50 milioni l'anno per i «Grandi Progetti Beni Culturali»

Franceschini & friends. Le mance del ministro alla cultura di regime

Dall'anno prossimo la brava Margherita Buy non dovrà preoccuparsi e potrà puntare al record assoluto femminile di David di Donatello, l'Oscar italiano del cinema. La star italiana, prediletta da Nanni Moretti e da Ozpetek, è ferma a quota 7 (5 da protagonista e 2 da non protagonista), ma grazie a Matteo Renzi e alla Stabilità 2016 potrà superare Sofia Loren (6 da protagonista) e ambire a «quota 10». Ove non bastassero gli sponsor per la kermesse, interverrà lo Stato e per la precisione il ministero dei Beni culturali: all'Accademia del Cinema - Premi David di Donatello sono assegnati 740mila euro «a decorrere dal 2016». Non è tanto, ma aiuta. Sono avvisati i detrattori della diva, che la accusano di riproporre sempre il medesimo personaggio della donna nevrotica il cui volto manifesta una sola espressione.

Quest'anno il ministro Dario Franceschini è stato proprio bravo e ha convinto il titolare dell'Economia, Pier Carlo Padoan, a non essere particolarmente avaro. Ad esempio, per l'anno prossimo sono garantiti 100mila euro al Museo della Liberazione di Roma. Iniziativa lodevole giacché sorge nell'edificio che i nazisti utilizzavano come quartier generale nella Capitale ma che ogni anno produceva qualche decina di migliaia di euro di perdite essendo completamente gratuito. Ora il problema non si porrà più. Inoltre Franceschini si è fatto garantire 50 milioni all'anno per i «Grandi Progetti Beni Culturali» le cui risultanze nel 2015 sono state l'istituzione del Museo della Resistenza a Milano e del Museo dell'audiovisivo e del Cinema a Cinecittà. Ora, se lo vorrà, potrà anche pensare alla biblioteca degli inediti che l'ex segretario del Pd, evidentemente colto da veltronite acuta, aveva vagheggiato. Alla fine i 500mila euro annui garantiti all'Accademia della Crusca (cui spetterebbe difendere la purezza della nostra lingua) sembrano anche pochini.

Desta un po' di sorpresa, invece, vedere che il governo ha le idee chiare sul «Made in Italy». L'internazionalizzazione delle imprese e la loro promozione all'estero sono una priorità: ecco perché la dotazione dell'Ice, l'istituto per il commercio estero, è stata aumentata di 50 milioni, sempre a partire dal 2016. Non si tratta di un ente inutile, si badi bene, perché svolge un'attività di consulenza che non sempre banche italiane e ambasciate sono in grado di svolgere. Tuttavia Palazzo Chigi non sempre ha avuto atteggiamento univoci. Il governo Berlusconi nel 2010 pensò di sopprimerla per risparmiare affidando tutto il dossier o quasi agli Esteri. Mario Monti, inizialmente propenso a cancellarla, la salvò purché «dimagrisse». Giunse quindi il commissario Carlo Cottarelli che con un tratto di penna ne delineò l'eliminazione. Matteo Renzi ha eliminato il commissario e non l'agenzia che oggi conta su una dotazione vigorosa.

E anche laddove si cerca di risparmiare non manca l'indignazione. È il caso di Reggio Calabria che si è vista decurtare di altri 2 milioni il contributo annuale istituito per decreto sin dal lontano 1989 per garantire un po' di assistenza al capoluogo calabrese. Ora la provvidenza è ridotta ai minimi termini e sullo Stretto ci si lamenta.

La Stabilità è sempre così: c'è chi vince e c'è chi perde. Ai reggini magari spiacerà, ma avrebbero dovuto usare pure loro il metodo-Franceschini. Dulcis in fundo, il ministero di via del Collegio Romano ha ottenuto altri 10 milioni per gli istituti controllati da super-Dario.

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