Roma - È una delle «poltrone d'oro» per eccellenza. Un incarico di quelli che fanno venire mal di pancia e travasi di bile ai contribuenti italiani, visto che la retribuzione del segretario generale uscente della Camera si attesta attorno ai 480mila euro (è prevista una graduale diminuzione dell'assegno) e rappresenta una sorta di «simbolo» del mondo parallelo dei palazzi della politica dove un alto funzionario con facilità arriva a superare la retribuzione di Barack Obama e Angela Merkel.
La fibrillazione in queste ore a Montecitorio è ai massimi livelli. La «casella delle caselle» si libererà il prossimo primo gennaio. Dopo 15 anni il segretario generale Ugo Zampetti lascia l'incarico avendo raggiunto l'età pensionabile. E la lotta per la successione si sta sviluppando attraverso uno scontro fortissimo tra Laura Boldrini e il Partito democratico. Un braccio di ferro imprevisto con la massima inquilina di Montecitorio schierata con i cosiddetti «zampettiani», ovvero con i dirigenti considerati più vicini al segretario uscente, e in particolare con Fabrizio Castaldi, caposegreteria dell'attuale presidenza della Camera, e il Pd deciso ad appoggiare Giacomo Lasorella, da 12 anni a capo del servizio Assemblea, 50enne, fratello della giornalista Rai Carmen.
La procedura di nomina mette in capo al presidente della Camera un potere importante. Spetta, infatti al massimo inquilino di Montecitorio il compito di proporre il nome da sottoporre al voto dell'ufficio di Presidenza. Il problema è che qui su 21 membri, se ne trovano 8 del Pd (mentre 3 sono quelli del Movimento 5 Stelle, 2 quelli di Forza Italia, uno ciascuno per gli altri gruppi) e di conseguenza il partito di via del Nazareno ha la possibilità di bloccare a oltranza la procedura. Si potrebbe, dunque, verificare uno stallo e un lungo braccio di ferro. Della questione si è già discusso in diverse riunioni. La nuova convocazione dell'ufficio di Presidenza è fissata per domani, ultima giornata utile prima della pausa natalizia. Se fosse impossibile sciogliere il nodo, toccherebbe al vicesegretario generale Guido Letta (cugino dell'ex presidente del Consiglio Enrico e nipote di Gianni), assumere le funzioni di «titolare» della carica per alcuni mesi.
Lo scontro non è soltanto quello «politico» tra la Boldrini e il Pd renziano, ma anche quello interno a Montecitorio dove si confrontano cordate differenti. Tra queste ci sarebbero divisioni e scorie legate anche alla mini-riforma delle retribuzioni contro la quale - secondo alcuni funzionari - l'uscente Zampetti non si sarebbe battuto quanto avrebbe potuto. Un paradosso visto che gli stipendi restano smisuratamente alti e senza pari in Europa. Ma ovviamente la percezione di chi è abituato a viaggiare su cifre stellari e sarà costretto nel tempo a fare i conti con la soglia massima dei 240mila euro (nel caso dei funzionari della Camera al netto della contribuzione previdenziale) è diversa.
Uscendo dal braccio di ferro Castaldi-Lasorella, la rosa dei papabili con 15 anni di servizio alle spalle comprende altri nomi. Tra questi Annibale Ferrari, 52 anni, a capo del Servizio studi; Costantino Rizzuto Czaky, 50 anni, da 12 a capo dell'ufficio del regolamento. C'è poi l'altro vicesegretario generale Aurelio Speziale. E ancora: Lucia Pagano, 52 anni, romana, figlia d'arte (non è la sola in verità), capo dell'ufficio Affari generali e da poche settimane al servizio commissioni. Molto vicina a Zampetti, sarebbe la prima donna a ricoprire questa carica.
Altra opzione sarebbe quella di Paola Perrelli, 50 anni, a capo dei servizi amministrativi. Una rosa ampia da cui dovrebbe uscire il futuro capo della burocrazia interna di Montecitorio. Sempre che Laura Boldrini e Matteo Renzi trovino la formula giusta con cui uscire dall' impasse .- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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