Il portavoce del premier pagato per non parlare

Sensi guadagna più del suo capo ma risponde solo ai giornalisti graditi

Il portavoce del premier pagato per non parlare

Lo pseudonimo Nomfup (acronimo dell'inglese Not my fucking problem, «non è un mio fottuto problema») è anche un programma di vita per Filippo Sensi, gagliardo portavoce del presidente del Consiglio Matteo Renzi. La regola aurea vale anche e soprattutto per i giornalisti «non allineati» al verbo renziano. Se la domanda è indiscreta, non è un fottuto problema di Sensi.Esagerazione? Sembrerebbe di no. Il portavoce, infatti, avrebbe smesso di rispondere al cellulare ad alcuni redattori «sgraditi» sebbene appartenenti a testate non sospettabili di ostilità nei confronti del premier. In un primo momento, l'escamotage consistente nel contattarlo al telefono diretto di Palazzo Chigi avrebbe funzionato. Mangiata la foglia, Sensi avrebbe impartito un ordine di servizio non scritto (e dunque puramente verbale) di girare all'ufficio stampa della presidenza del Consiglio tutte le telefonate in arrivo verso il suo interno. E così molti notisti politici si sono trovati a interloquire con uno storico funzionario dell'ufficio stampa di Palazzo Chigi, anziché con il suo boss.Eppure visti i 169.556,86 euro annui lordi di stipendio sarebbe lecito attendersi qualcosa di più da Nomfup la cui retribuzione è superiore addirittura a quella del premier (114mila euro lordi circa). Un portavoce che non parla non si vede più nemmeno nel mondo della finanza, una volta piena di sancta sanctorum impenetrabili. Ma, come sa bene chi a che fare con il governo Renzi, è molto facile uscire dal «giglio magico» dei cronisti. Si comincia non ottenendo risposte al telefono, leggendo sugli articoli della concorrenza qualche indiscrezione in più e, alla fine, uscendo anche dalla lista che riceve gli sms serali di Palazzo Chigi che riassumono il Renzi-pensiero di giornata. Il malcapitato finito in questa condizione è costretto all'autodafé, a promettere che non lo farà più anche se non si sa bene cosa abbia fatto.

Ottenere testimonianze dirette è molto difficile poiché l'espulsione dal club renderebbe molto complicato il lavoro. Un po' quello che accade ai cronisti di provincia messi all'indice da qualche focoso presidente di club che non ha apprezzato i resoconti sulla sua squadra di calcio. Ma questo non è sport è la vita politica dell'Italia.Anche all'Ansa, la principale agenzia stampa italiana, è toccato un severo shampoo da parte di Renzi. Nello scorso maggio, raccontò Il Fatto Quotidiano, riuscì ad anticipare i piani del governo sui rimborsi della mancata indicizzazione delle pensioni: non sarebbero toccati ai pensionati con assegni più elevati e sarebbero stati proporzionali al reddito. Uno scoop non autorizzato dall'ufficio stampa di Palazzo Chigi che si lamentò parecchio con la dirigenza di Via della Dataria.Potrebbero sembrare illazioni malevole, ma a ben guardare Nomfup è il vero deus ex machina della comunicazione multimediale del governo. I ministri, infatti, molto raramente si lasciano andare a dichiarazioni nel merito dei loro ambiti di intervento se non preventivamente autorizzati dal premier. Quando qualcuno si lascia sfuggire una parola di troppo è subito «silenziato»: il caso più recente è quello del ministro dell'Economia Padoan che si era spinto oltre affermando che la crescita del Pil sarebbe stata inferiore alle attese.

Renzi vi ha costruito sopra una pièce per sminuire il pessimismo del titolare di Via XX Settembre, poi ricondotto all'ovile. Se si parla, si deve solo parlare bene. Altrimenti è meglio star zitti perché le domande scomode non sono un fucking problem di Sensi.

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