Roma Ignazio La Russa cita Philip Roth durante il dibattito alla fiducia in Senato e un brivido scuote il lato sinistro dei social network. Un brivido fotografato perfettamente da un tweet di Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore dalle molte vite, l'ultima delle quali è quella di ospite più invitato a Otto e mezzo su La7 quando ci sono dispute filosofiche su Eugenio Scalfari. Ecco il tweet capolavoro: «Tutti i piritolli sfottono La Russa perché cita Philip Roth. Ma una scena come quella del venditore di rose cui Ignazio, con una bonona a braccetto, dice no, grazie, l'ho già scopata, una scena così - ecco - Roth se la sogna. Per questo non gli hanno dato il Nobel».
Buttafuoco, una premessa: chi sono i piritolli?
«Per spiegarlo partiamo da una posizione: il dito alzato, anzi il ditino, con un significato ben preciso, pedagogico, di ammonizione affinché la verità venga preservata da chiunque la possa sporcare. E chi meglio di Ignazio La Russa poteva sporcare un dogma intoccabile come l'immacolata presenza di Philip Roth, è bastato che quel nome fosse pronunciato da quelle labbra perché sui social avessero un contemporaneo svenimento tutti questi piritolli che stanno lì a giudicare dall'alto di una superiorità antropologica certificata dal sedere nei grandi giornali, nelle grandi officine del pensiero unico globale».
È il progressismo sconfitto nelle urne si rintana nella solita egemonia culturale?
«O in una sua nuova sorprendente evoluzione, povera sinistra incappata dal trasloco dal comunismo al neo liberismo, costretta ad aggiornare i contenuti dell'egemonia, scimmiottando tic tipici dell'alto borghese».
Per di più gli rubano anche la riserva di caccia delle citazioni dotte.
«Da sempre loro vogliono stabilire cosa può essere detto e non detto e chi può dirlo. Ora si sono ritrovati La Russa che cita Roth, Conte che cita Dostoevskij, mentre loro pensano di risolvere la cultura citando Augias».
I social network ribollono
«L'unica egemonia culturale che è rimasta a sinistra è la velocità di battuta, la prontezza dello sbruffo. Penso alla disperazione di Renzi, dopo essersi sorbiti tanti seminari da Eataly con Farinetti».
I nuovi politici come se la cavano tra i libri?
«In fondo i 5 Stelle sono a loro agio con la contemporaneità. E i leghisti da sempre hanno frequentazione con le biblioteche. Anni fa, in epoca bossiana, durante la pausa pranzo di un seminario leghista scoppiò una rissa sull'aoristo (tempo verbale del greco antico, ndr) del verbo lambano. E io dissi: Ma vi rendete conto se lo vengono a sapere quelli di Capalbio, che la filosofia si rinnova in una tavolata a Luino...».
Resta a sinistra la tentazione di invocare la Cultura, sempre con la C maiuscola.
«Poi capita come a L'aria che tira, dove Lucia Annunziata da ospite fa un'intemerata contro leghisti e grillini che promettono un libro dei sogni, e cita il Walhalla, paradiso dei jihadisti e il leghista Centinaio replica che da ignorante vorrebbe far notare che il Walhalla è il paradiso dei vichinghi».
Spesso si sbaglia il tenore e il merito delle critiche.
«Sì, a me capita di passare in un bar romano, Settembrini, dove sono asserragliati gli autori Rai, quelli di casa Sky, tutti i membri dell'opificio dell'immaginario, la gente che piace alla gente che piace. Stanno lì a rassicurarsi tra di loro, alle comunali di Roma ripetevano votiamo Roberto, votiamo Roberto. Poi salivi sulla metro e sentivi solo votiamo Virginia».
I dubbi su questo governo non ci sono solo a sinistra, ma ci sarà sicuramente un periodo di luna di miele.
«Io credo che andrà un po' oltre. I nuovi arrivati godono di un credito più ampio, basta vedere quello che sta succedendo a Roma nonostante un'amministrazione comunale disastrosa».
E il centrodestra?
«Non c'è più, mi pare. Forza Italia si ricordi che i suoi elettori sono contro la sinistra che ebbe gli stessi pregiudizi su Berlusconi».
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