Roberto ScafuriRoma «Lunedì fanno due anni dall'insediamento del governo Renzi. Sembra ieri che non lo abbiamo votato». La battuta che circola sul web fotografa alla perfezione la madre di tutte le imperfezioni di chi ci guida in virtù della cosiddetta «mancanza di ricambio». Si trattasse di un governicchio balneare per portarci alle urne o risolvere tutti assieme la crisi, potrebbe pure essere accettabile. Ma il vuoto di potere ha ingolosito il giovin di Firenze, al punto di voler pensare «in grande». Forse troppo, o troppo furbescamente, considerato che - come sintetizzava ieri il grillino Di Battista - «Renzi usa bene la favella ma è scarso sulla ciccia». I risultati economici lo dimostrano. Giusto ieri il ministero del Tesoro ha voluto replicare alle critiche della Corte dei conti, che vertevano sostanzialmente sull'inefficienza di una spending review che si risolve tutta, colpevolmente, sul taglio dei servizi ai cittadini. Equivoca la tesi fornita dagli uomini di Padoan, che mettono assieme «le iniziative per la revisione della spesa che hanno determinato risparmi per 18 miliardi» tra il 2014 e il 2015 e «i provvedimenti della Legge di stabilità 2016 con i quali si realizzano risparmi per 25 miliardi nell'anno in corso». Risparmi volti a finanziare misure per «la crescita e l'occupazione», dicono, di cui però si stenta a vedere i risultati. Il Tesoro si giustifica sostenendo che «non sono semplicemente tagli, si tratta spesso della revisione di processi complessi e consolidati». Fuor dal tecnicismo, significa che, avendo smosso tante leve e pigiato ogni bottone, presumibilmente i risparmi sono stati risucchiati da nuove (impreviste, inopportune) spese. Magari proprio perché, spesso, si trattava di processi «consolidati».Questo tipo di attenzione per la favella, e non per la ciccia, pervade da due anni il modo di procedere di Renzi & C. Al punto che il nostro premier, come si è visto ancor ieri nei Bilaterali in corso al Consiglio d'Europa di Bruxelles, è risultato alquanto accerchiato e inefficace nell'unica veste che un co-fondatore oppresso dai debiti come l'Italia può assumere, quella del mediatore. Il brusco stop and go nelle relazioni con i Ventotto, da qualche tempo fondato più sulla voce alta che sul paziente convincimento dei fatti, ieri ha avuto il suo clou nella proposta di togliere fondi ai paesi dell'Est che non accolgono migranti. Inevitabile la sollevazione di Ungheria e Polonia, visto che Renzi non s'era provvisto di sponde credibili.Stesso accerchiamento, com'è noto, Renzi lo vive in Italia per ognuna di queste impennate (da ultimo le unioni civili) poco giustificate e giustificabili per un vote-less come lui.
Persino il Pd di cui è segretario, si ritroverà domani in una difficile Assemblea nazionale; spaccato dal Travicello che volle gonfiarsi troppo, fino ad autonominarsi Re. Però, almeno, nel Pd se lo son votato. Se lo meritano, se lo godano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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