Roma - Anche ieri l'effetto-Brexit si è fatto pesantemente sentire a Piazza Affari, colpendo nuovamente le principali banche italiane, e su tutte le altre Borse europee. Ma il referendum britannico, anche nel caso si fosse verificata l'uscita dall'Unione della Gran Bretagna (come poi è accaduto), non avrebbe dovuto impattare limitatamente sul sistema finanziario italiano? Evidentemente non è così perché i mercati soffrono e si ritorna a parlare con maggiore insistenza di come mettere in salvo il sistema del credito in Italia.
Eppure a sentire il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, non ci sarebbero dovuti essere «problemi specifici per l'Italia». Il 18 giugno scorso, a cinque giorni da referendum, disse che «non c'è un piano» poiché il rischio per il nostro Paese era simile a quello degli altri partner europei e, in ogni caso, al «piano» ci avrebbe pensato la Bce che ha «il compito di occuparsi della stabilità finanziaria dei mercati». La realtà ha raccontato un'altra storia rispetto a quella narrata sia dal titolare del dicastero di via XX Settembre che dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. In caso di Brexit «rischia molto il Regno Unito, non hanno idea di che danni potrebbero accadere», affermò il 16 giugno con sicumera il premier precisando che «per l'Italia nel medio periodo non ci sarebbe alcun problema». Il -4% di ieri a Milano non fa testo, evidentemente.
Non è solo la politica a sbagliarsi, però. Anche gli addetti ai lavori, coloro che dovrebbero in teoria essere pronti a qualsiasi evenienza, hanno sbagliato le previsioni. Come il presidente dell'Abi (l'associazione bancaria italiana), Antonio Patuelli. «Non vedo gravi pericoli per l'Europa continentale, il prezzo più salato lo pagheranno i britannici», dichiarò in un'intervista al Messaggero il 16 giugno. E l'Italia, con le banche che hanno un ruolo preminente in Borsa? «Nemmeno in Abi si temono effetti fortemente negativi, personalmente sono convinto che in breve potremmo addirittura guadagnarci con la Brexit», precisò rimarcando che, per il settore del credito, «superata l'emotività del voto, si sarebbe tornati a puntare sui fondamentali». Le prime due sedute post-Brexit possono comunque catalogarsi come ancora connotate da una fase emotiva.
Anche il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro era ottimista.
«La Bce ha preparato una rete di sicurezza, quindi non è il caso di temere delle situazioni difficili da governare», commentò il 15 giugno sottolineando che, dal punto di vista economico, «l'Italia subirebbe un impatto più limitato rispetto ad altri Paesi europei». La rete di protezione di Mario Draghi, probabilmente, non è stata ancora gettata in acqua.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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