Il premier ripassi la storia d'Italia

diE va bene che tutti i giorni vuole iniettarci per via endovenosa la sua dose di ottimismo. Ma ci deve pur essere un limite a questo training autogeno, a questi slogan ripetuti quotidianamente come mantra, cambiando al massimo qualche aggettivo. Per il premier evidentemente il limite non esiste. Durante la visita alla L'Oreal, magari vagamente inebriato dai profumi aziendali, il futurista Matteo ha toccato l'apice delle sue visioni oniriche: «L'Italia ha un futuro più grande del suo passato».

Premier, se tra una riunione al vertice e una visita pastorale riesce ancora a fare due parole con la sua signora, forse lei per prima potrebbe aiutarla a capire l'enormità dello sfondone. Donna Agnese, in quanto insegnante di lettere, non avrà difficoltà a raccontarle in rapidissima sintesi che cosa sia e quanto valga il passato dell'Italia, a partire da etruschi e latini, per arrivare almeno al boom economico. Certo un lungo tempo con molte zone d'ombra, ma pur sempre un tempo segnato da pensatori, artisti, inventori, civiltà, un tempo nel quale hanno un certo rilievo periodi come l'Umanesimo, il Rinascimento, la Rivoluzione industriale e tutto il resto.

Se una cosa in Italia è difficilmente migliorabile, questa è il passato. Potremmo cancellare qualche periodo, qualche personaggio, qualche guerra, ma nel complesso è il nostro patrimonio migliore.

Non a caso è quello che nel resto del mondo ci invidiano rosicando, tanto da volerlo sempre ammirare, comprare, imitare, persino rubare. Noi giustamente possiamo e dobbiamo immaginare un futuro magnifico, ma davvero non serve che sia più grande del nostro passato. Basta uguale.

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