"Uno schema europeo". Così Draghi blinda i risparmi

Ma il presidente Bce all'Europarlamento chiede piena applicazione delle norme sul bail in

"Uno schema europeo". Così Draghi blinda i risparmi

Roma - Mario Draghi detta il suo imperativo: mettere al centro delle priorità continentali «l'assoluta fiducia nella sicurezza dei depositi in tutti gli Stati Ue» facendo in modo che sia «ugualmente alta in tutti i paesi membri dell'area euro». Un obiettivo da raggiungere anche attraverso «uno schema europeo di garanzia sui depositi».Il presidente della Bce nell'annuale dibattito al Parlamento europeo sul bilancio dell'autorità monetaria, lancia un messaggio preciso: è necessario armonizzare meglio le regole sul bail-in, quelle che coinvolgono le obbligazioni non garantite e i conti correnti superiori ai 100mila euro nei salvataggi delle banche e che tanta preoccupazione stanno creando tra investitori e risparmiatori. La sua ricetta non può che apparire come una risposta alle richieste della Banca d'Italia di rivedere le regole sui salvataggi per ridurne l'impatto sulla fiducia dei risparmiatori.Draghi apre a una garanzia europea sui depositi, ma chiede la piena applicazione delle norme sul bail-in, in sostanza respingendo al mittente il tentativo di depotenziarlo. Per rendere il nostro sistema finanziario «davvero sicuro», spiega, bisogna «assicurare l'adeguata applicazione delle disposizioni sul bail-in della direttiva» in materia. È necessario che «il paracadute pubblico per il fondo salva-banche ne rafforzi la credibilità e bisogna assicurare che la fiducia nella sicurezza dei depositi sia ugualmente alta in tutti gli Stati membri dando vita allo schema europeo per l'assicurazione dei depositi». Uno stop alle modifiche che fa il paio con l'indicazione che arriva da Bruxelles. La Commissione europea fa sapere che non è in programma una revisione della direttiva sul bail-in e fa notare che le regole europee vennero approvate nel 2014 con il contributo italiano nel Parlamento europeo.C'è un altro punto della relazione che acquista un valore politico: quello in cui Draghi rivendica per il suo istituto buona parte dei meriti della pur ridotta crescita continentale: «Se non avessimo agito l'Eurozona sarebbe stata in conclamata deflazione nel 2015 e la crescita sarebbe dell'1% più bassa. Il Qe ha avuto impatti positivi sul credito alle Pmi. Certamente dobbiamo fare di più perché le condizioni migliorino, ma la nostra è stata un'azione spettacolare».Il presidente della Bce ci tiene anche a sottolineare la necessità che non si smarrisca la bussola del Patto di Stabilità. «Le politiche di bilancio dovrebbero contribuire alla ripresa. Allo stesso tempo, dovrebbero rispettare pienamente i requisiti del Patto di stabilità. Questo è importante per mantenere la fiducia nel quadro di regole Ue». Per Draghi i Paesi dovrebbero beneficiare di politiche di bilancio «più amiche della crescita», attraverso «una maggiore efficienza dei servizi del settore pubblico e muovendo verso un sistema fiscale più orientato alla crescita».Draghi apre, invece, a una revisione della politica monetaria della Bce nella prossima riunione di marzo. «Il contesto economico è cambiato rispetto inizio dicembre.

Le stime sull'inflazione si sono ridotte all'1,6% per il 2017 e la ripresa è debole, sostenuta soprattutto dalla domanda interna». Per questo motivo la Bce ritiene necessario eventualmente riconsiderare la propria «politica monetaria».

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