Il primato della politica sulla giustizia

Il primato della politica sulla giustizia

Gli appelli e le polemiche, ma non solo. Il blocco dei soldi della Lega, fino alla cifra monstre di 49 milioni di euro, rischia di mettere fuori gioco quello che oggi è, a sentire gli ultimi sondaggi, il primo partito italiano. Per carità, i magistrati di Genova che spingono sull'acceleratore di sequestri e confische, fanno il loro lavoro. Anche se con particolare ruvidezza. Non è questo il punto. La questione è l'incrocio fra le sottigliezze giuridiche e il voto di milioni di persone. Il rapporto, insomma, fra il diritto e la politica, intesa come voce della democrazia. Non si tratta di attaccare l'autonomia della magistratura, come pure hanno fatto con toni deprecabili, autorevoli esponenti del Carroccio, e neppure si vuole sottrarre qualcuno al suo giudice. Le sentenze di primo grado, a cominciare da quella che ha colpito l'ex numero uno Umberto Bossi, possono essere criticate e magari rovesciate in appello, senza scagliare fulmini e anatemi.

Ma nemmeno si possono alzare le spalle, fingendo di ignorare quel che i verdetti portano con sé: lo abbiamo già fatto ai tempi di Mani pulite in nome di un'ipocrita neutralità e per la paura dei vari big di scontentare gli umori popolari, e ancora ne paghiamo le conseguenze.

Ci sono provvedimenti che vanno inevitabilmente oltre la dimensione giudiziaria e in questi casi, delicatissimi, la risposta dev'essere più ampia. I partiti devono, meglio dovrebbero perché il pessimismo è d'obbligo, ragionare su una possibile soluzione che non sarebbe un favore alla Lega o a qualcun altro, ma un assist per il consorzio civile.

È una storia che si ripete e puntualmente, ogni volta, c'è chi si straccia le vesti davanti al tentativo di trovare un punto di equilibrio fra le diverse ragioni. Quando Berlusconi fu condannato, il Senato decretò a razzo la sua espulsione.

Poi gli esperti, soprattutto quelli del giorno dopo, ci hanno spiegato che Palazzo Madama forse non era tenuto a fare il passacarte.

E intanto si è visto che la famigerata legge Severino a qualcuno veniva applicata, per altri interpretata. È solo un esempio, non sovrapponibile a quel che capita oggi, ma il tema è lo stesso: ci vorrebbe più politica. Di risse e diti puntati ne abbiamo abbastanza.

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