Produzione industriale ai livelli di 5 anni fa: la ripresa non arriva mai

I dati Istat smentiscono il clima di ottimismo Visco avverte: senza crescita il debito non cala

Produzione industriale ai livelli di 5 anni fa: la ripresa non arriva mai

Il destino del Paese - dai conti pubblici al lavoro - dipende dalla ripresa, che però stenta a farsi sentire. Nonostante l'ottimismo degli ultimi mesi persino un indicatore come la produzione industriale che sembrava avere dato segnali positivi, non riesce a risollevarsi. Ieri l'Istat ha diffuso il dato definitivo di gennaio ed è il più basso dal 2012, quando, sempre in gennaio, si registrò un -2,8 per cento. Per quanto riguarda il dato tendenziale, il calo rispetto al mese precedente è dello 0,5%, il più basso da giugno 2016, quando toccò quota -0,9%.

Nel dettaglio vanno bene solo i beni energetici. In termini tendenziali, spiega l'Istituto di statistica, gli indici corretti per gli effetti di calendario in gennaio registrano un aumento marcato nel comparto dell'energia (+14,4%); diminuzioni segnano invece i beni strumentali (-6,2%) e, in misura più lieve, i beni di consumo (-1,9%) e quelli intermedi (-1,4%). La produzione, insomma, è al palo e nemmeno dai consumi arrivano segnali di ripresa degni di nota.

Poco dopo i dati Istat, il centro studi di Confindustria ha cercato di correggere lo scenario più che negativo annunciando che a febbraio andrà meglio. La produzione industriale rimbalzerà dell'1,3%. Per gli esperti di viale dell'Astronomia, il calo di gennaio è stato condizionato dal forte aumento di dicembre ed è dovuto «soprattutto a fattori statistici legati agli effetti di calendari». Niente di preoccupante, quindi.

Ma i dati Istat, hanno osservato dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori, confermano «lo stato di instabilità persistente del nostro sistema economico. Un andamento che il governo è chiamato a contrastare con prontezza e responsabilità».

Agganciare la crescita è anche l'unica possibilità di cavarcela con i conti pubblici. Lo ha detto chiaramente il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. «Il sentiero di riduzione del nostro debito pubblico, assai elevato in assoluto e in rapporto al prodotto, passa necessariamente attraverso un aumento del potenziale di crescita dell'economia», ha spiegato alla Conferenza tra ministero degli Esteri e Banca d'Italia. Secondo Visco «solo percorrendo questa via sarà possibile mantenere la credibilità sui mercati finanziari ai quali dobbiamo ricorrere non solo per finanziare il disavanzo ma anche per il rinnovo del debito che ogni anno viene a scadenza».

La ripresa è a rischio a causa dell'instabilità.

I «rischi più elevati per le prospettive di medio termine dell'area dell'euro e dell'Italia - ha spiegato ancora il governatore - potrebbero derivare dall'accentuarsi di un clima di incertezza e di pessimismo, che può scoraggiare i piani di spesa di famiglie e imprese e ostacolare il ritorno a un sentiero di crescita economica continua, bilanciata e sostenuta. Siamo alla fine di un lungo periodo di evoluzione stentata dell'attività economica, quando non negativa come è il caso del nostro Paese».

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