Politica

Il profugo diventa un mostro e violenta la figlia degli amici

Accolto da una famiglia generosa alle porte di Bologna, un senegalese approfitta dell'assenza dei genitori e abusa della piccola di sei anni

Il suo status di profugo avrebbe fatto versare più di una lacrima al popolo dei buonisti. Venticinque anni, fuggito dal Senegal per lasciarsi alle spalle violenza e povertà, era giunto in Italia inseguendo il miraggio di una vita migliore. La solita favola, insomma, di quelle che leggiamo negli infiniti capitoli di Mare nostrum . Ma il protagonista, come accade spesso, è un mostro. Uno dei tanti che si intrufolano nell'esercito dei disperati e trasferiscono violenza e crudeltà nel nostro paese.

A Casalecchioo di Reno, alle porte di Bologna, non si parla di altro che del senegalese ospitato da una coppia di connazionali, che ha abusato della loro figlioletta di sei anni. Una bambina che si fidava di lui, perché già un'altra volta mamma e papà avevano avuto in casa quell'amico, che sembrava sorridente, simpatico, gentile. La piccoletta, che si trova ricoverata al Sant'Orasola di Bologna, lo ha pensato fino a un attimo prima che il bruto le mettesse le mani addosso.

Lo straniero era giunto nell'appartamento della coppia, che ha anche un altro figlio, sabato pomeriggio. Ufficialmente aveva domicilio nel Ravennate, ma in pratica non aveva alcun posto dove stare. Così i due amici, che vivono in Emilia Romagna da anni, gli hanno aperto il cuore e la porta di casa. Ma quando lui domenica si è chiuso in una stanza con la bambina, ha calato la maschera da bravo ragazzo, mostrando tutta la sua vera natura. Approfittando dell'assenza dei due adulti ha palpeggiato la piccolina nelle parti intime e non contento si è masturbato davanti a lei. I connazionali, al loro rientro, non sentendo nessuno, si sono diretti verso la camera da letto. La bambina era in lacrime, incapace di parlare, e lamentava forti dolori addominanali e nelle parti intime. La mamma l'ha lavata e ha capito. I medici, poi, in ospedale hanno confermato l'avvenuta violenza. Il balordo è stato sottratto al linciaggio solo grazie all'intervento dei carabinieri, chiamati dalla famiglia. Era in Italia dal 2011 con lo status di profugo, proprio come il ghanese e il togolese giunti in Toscana tre anni fa come rifugiati per motivi umanitari. Loro, però, di umano avevano poco quando l'11 maggio di un anno fa sulla spiaggia di Follonica hanno tentato di violentare due ragazze uscite dalla discoteca.

E che dire di quel profugo somalo di 25 anni che nel dicembre scorso ha accoltellato un coinquilino ivoriano solo perché «colpevole» di aver cambiato canale alla tv? Lui un'abitazione ce l'aveva, e forse, era stata tolta a qualche anziano o indigente italiano. Già, perché si trattava di una casa popolate affidata dal Comune per un progetto umanitario.

La rabbia e la ferocia spesso si confondono. Con tre fendenti voleva invece chiudere i conti un altro profugo nordafricano, entrato in Italia dalla Libia, dopo aver litigato con un sudanese a Trento.

Ma sono quasi sempre le donne a farne le spese, per l'accoglienza che un paese lassista e tollerante come il nostro offre a profughi e clandestini. In pochi in Liguria potranno dimenticare la brutale violenza perpetrata da un profugo ghanese, ospitato prima a Lampedusa poi nel Centro della Croce Rossa a Chiavari. Per ringraziare di tanta generosità ha puntato una donna, che stava andando in bicicletta lungo il fiume. L'ha inseguita, l'ha fatta cadere, le è saltato addosso strappandole camicetta e pantaloncini, e dopo averle fratturato una mano l'ha stuprata. Quando la polizia è arrivata a lui, nei locali della Cri c'erano solo quei vestiti che, in nome della solidarietà, i volontari gli avevano donato.

Sopra, tracce biologiche, segno di quella violenza vergognosa e infame.

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